Dopo aver letto sulla stampa gli articoli relativi alla presenza di caprioli e cinghiali nel nostro territorio ed il botta e risposta tra il consigliere regionale Filippi e alcune associazioni ambientaliste, ritengo doveroso intervenire, alla luce della mia esperienza personale.
La vera emergenza legata alla presenza di tali animali in numero eccessivo, credo sia, oltre agli innegabili danni recati alle poche colture rimaste in montagna, la quantità incalcolabile di zecche, comparse così massicciamente da quando sono aumentati i caprioli.
Non è possibile effettuare una passeggiata nei sentieri, senza tornare a casa privi di ospiti indesiderati. Domenica 28 maggio una comitiva di tredici persone, tra le quali diversi bambini, si è recata da Busana a Nismozza, passando per Casa Manari, tra i castagneti.
Bottino: 18 zecche , 16 delle quali da estrarre dal corpo con le pinzette. Per fortuna tutte sono state eliminate senza che ne rimanessero frammenti nel corpo.
Se si abita ai margini del paese, i bambini non possono giocare nel giardino di casa e gli adulti non possono curare l’orto, perché facilmente anche lì possono “prendersi” una zecca.
Nella mia famiglia, in questi ultimi mesi, abbiamo già contato un numero considerevole di queste bestiole così “carine”. Qualcuno commenterà :”Tolti gli ospiti indesiderati, tutto finisce e non ci si deve preoccupare ulteriormente”.
Cosa succede, però, se uno di essi è infetto? Cosa succede, se una di queste zecche si attacca in un punto del corpo non facilmente controllabile, come ad esempio tra i capelli, e quindi nessuno se ne accorge e fa in tempo a staccarsi da sola? La risposta l’ho avuta due anni fa, quando la mia bambina di quattro anni ha iniziato a manifestare sintomi preoccupanti ed inspiegabili come l’ingrossamento di tutte le ghiandole e dolori terribili. L’ho vista soffrire per parecchio tempo e la mia preoccupazione è stata enorme.
Per fortuna, la vicinanza della nostra pediatra e gli esiti delle analisi effettuate hanno permesso che la MALATTIA DI LYME, o BORELLIA, fosse diagnosticata alla fine della prima fase, perché la seconda avrebbe comportato problemi seri al cuore e al sistema nervoso.
Io ho potuto curare mia figlia, ma non auguro a nessuno di vivere le ore di angoscia che ho passato.
A distanza di tempo, vedo che la situazione peggiora e credo che il rischio di contrarre malattie aumenti. Mi domando, perciò, come mai nessun amministratore si preoccupi della salute dei cittadini del crinale e dei turisti che visitano i nostri luoghi. Forse saranno troppo “presi” dalle varie campagne elettorali, dalla spartizione delle poltrone e dagli ecomostri che fanno male solo alla vista!
A volte mi domando se questo disinteresse per i problemi reali legati alla vita dell’uomo in montagna faccia parte del disegno politico di chi ha governato e governa il nostro territorio come fosse una riserva naturale, dove l’uomo deve essere solo un visitatore di passaggio.
Auspicherei che tutti coloro che condividono la mia preoccupazione riguardante la salute, l’immagine del territorio ed il futuro della montagna facessero sentire la loro voce. Invito inoltre gli enti competenti a farsi carico del problema in modo reale e non con banali constatazioni.
(Fabio Leoncelli, Busana)