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Fonti di Poiano: un sito mondiale!

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"Siti come le fonti di Poiano ce ne saranno 4 o 5 in tutto il mondo. Uno in Spagna, uno in Siberia, un altro in Israele…". La frase-tranchant è del prof. Paolo Forti, docente all’università di Bologna, ed è stata pronunciata questo pomeriggio in Comune a Castelnovo nel corso di una conferenza stampa (quasi una lezione, in verità; e anche parecchio interessante) nella quale sono stati presentati alcuni dati e modelli interpretativi sulle fonti di Poiano. Un lavoro in corso di svolgimento che rientra nel progetto “Trias”, promosso dal Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano e di cui sono titolari i comuni di Castelnovo ne' Monti e Villa Minozzo.

Erano presenti, oltre a Forti, il collega Mauro Chiesi, l’assessore all’ambiente Filomena Mola, il vicesindaco Fabio Bezzi e gli amministratori villaminozzesi Felicino Magnani (sindaco) e Sergio Fiorini (vice).

Sono uscite alcune cose (oltre alla detta singolarità a livello planetario) sicuramente poco note al grande pubblico e che si suppone possano risultare di evidente interesse promozionale per un Parco nazionale in crisi d’identità come il nostro. Ad esempio, a Poiano vive – un unicum a livello mondiale – una particolare specie di gamberetto, che potremmo chiamare a questo punto “gamberetto di Poiano”. Poi, nella “pancia” del monte Caldina, in zona, si trova la grotta di gesso più profonda del globo: si scende fino a –265 m. Peccato solo per il fatto che non è sempre agibile, essendo periodicamente invasa dall’acqua.

Ma per rimanere più alla specificità del sito, cioè le peculiari acque salse (si tratta di sale puro), il prof. Forti ha spiegato che in loco agisce un fenomeno geologico, detto diàpiro, per il quale accade che le rocce più leggere, come il gesso, tendono a risalire, spingendo verso l’alto le rocce più dure soprastanti. Nel contempo succede anche che tali rocce friabili vengano però erose dalle acque (che così acquistano le note caratteristiche di salinità) del torrente Lucola. I due fenomeni tendono ad annullarsi a vicenda, ma ovviamente l’equilibrio, pur mirabile, è precario e variabile nel tempo. Così succede che, se una volta le fonti giacevano a 50 m. sopra il livello del Secchia, ora tale quota si è ridotta a soli 15 m. “Senza quest'effetto nel giro di 3-5 anni ci troveremmo le fonti a livello del fiume”.

Altra curiosità. Delle fonti di Poiano il prof. Forti ha anche fornito la data di nascita. “Sulla base di visite di viaggiatori occasionali (è stato citato il musicista Cosimo Bottegari) siamo in grado di affermare che tali polle nel 1600 non c’erano ma nel 1610 sì”.

“La salinità – è sempre il prof. Forti che parla – è andata man mano scemando. Se in base ai dati di cui eravamo in possesso vent’anni fa si poteva prevedere (io ad esempio ero tra quelli) che tali sorgenti erano destinate all’esaurimento, ora invece, in base a nuovi modelli interpretativi siamo in grado di affermare invece il contrario. La salinità è sì molto più bassa di tanto tempo fa, ma ogni tanto si notano picchi di ripresa, come succede dal ’97-’98 in qua. Ma questo avviene però in modo oggettivamente irregolare e del tutto imprevedibile, in quanto non possiamo sapere quali rocce si celino nel sottosuolo di Poiano che, per l’effetto diapiretico, sono via via destinate a salire e ad essere erose dalle acque di superficie”.

Attualmente è come detto in corso il progetto “Trias”, col quale sono state acquistate apparecchiature ad hoc per tenere costantemente sotto controllo i fenomeni che si verificano e raccogliere dati; il che servirà per definire sempre meglio il "dove" e il "come" arrivi il sale alle fonti.

Infine. Un ragazzo del luogo, Davide Valenti, su questo argomento sta costruendo la propria tesi di laurea. Il materiale di studio non manca, come si vede. In bocca al lupo, dunque.