Poche parole, perchè poco c'è da dire. Di fronte ad una tragedia che scuote nel profondo ciascuno di noi la televisione di Stato, la Rai, il nostro servizio pubblico, effettivamente ben poco ha detto.
Dopo che erano trapelate le prime notizie sull'epilogo del sequestro di un bimbetto di un anno e mezzo, malato, solo Canale 5 e Italia 1 (complimenti) sono riuscite ad imbastire in fretta e furia degli speciali che hanno permesso al pubblico di seguire i drammatici sviluppi delle ultime ore.
Tra tribune politiche, sport e Wanna Marchi la prima, seconda e terza rete hanno fatto a gara a mostrare un'incomprensibile insensibilità verso un fatto di cronaca così terribile.
Un nostro lettore ha giustamente osservato, in calce alla nostra notizia sulla scossa di terremoto, che in realtà questa sera i terremoti sono due. Ne aggiungiamo un terzo: un servizio pubblico televisivo venuto meno al suo ruolo.
E, delicatezza nella delicatezza, i genitori l’hanno saputo da frettolosi tg…
E’ vero: è stato uno spettacolo vergognoso! La notizia data in fretta su un telegiornale nazionale e poi via agli intattenimenti insopportabili, in una simile situazione, della prima serata del sabato. Nessuna pena, nessuna pietà. Ma cosa siamo diventati? La Rai, servizio pubblico, è ormai al servizio dell’Auditel, cioè dei pubblicitari, non dei cittadini. Le due televisioni locali hanno fatto un bel lavoro e hanno sostituito quello che spettava al servizio pubblico. La cosa però più sconvolgente è che, ancora una volta, non ci sia stata la delicatezza di portare la notizia alla mamma e al papà di Tommaso di persona: l’hanno saputo dalla televisione! Orrore nell’orrore! C’è davvero da riflettere su quanto la ricerca dell’interesse a tutti i costi (Auditel, pubblicità, soldi…) abbia cambiato la televisione e quanto la televisione abbia cambiato noi.
(Normanna Albertini)