Home Cronaca Infibulazione, ovvero “mutilazione genitale femminile”

Infibulazione, ovvero “mutilazione genitale femminile”

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Quest'oggi a Castelnovo è in programma una seduta di Consiglio in cui, tra altri argomenti di carattere più prettamente locale, si parlerà anche di infibulazione.

Che è l'infibulazione? Sotto il nome generico di infibulazione vengono spesso raccolte tutte le mutilazioni a carico dei genitali femminili, praticate in 28 paesi dell'Africa sub-sahariana, per motivi non terapeutici, che ledono fortemente la salute psichica e fisica delle bambine e donne che ne sono sottoposte. L'OMS ha distinto le mutilazioni in 4 tipi differenti a seconda della gravità per il soggetto:
- circoncisione o infibulazione as sunnah: si limita alla scrittura della punta del clitoride con fuoriuscita di sette gocce di sangue simboliche;
- escissione al uasat: asportazione del clitoride e taglio totale o parziale delle piccole labbra;
- infibulazione o circoncisione faraonica o sudanese: asportazione del clitoride, delle piccole labbra, di parte delle grandi labbra con cauterizzazione, cui segue la cucitura della vulva, lasciando aperto solo un foro per permettere la fuoriuscita dell'urina e del sangue mestruale;
- nel quarto tipo sono inclusi una serie di interventi di varia natura sui genitali femminili (da it.wikipedia.org).

Si tratta di una pratica, tipica di società a carattere patriarcale, in cui la donna viene considerata ancora soggetto inferiore, con una sessualità da reprimere e condannare. "Al di là di motivazioni religiose (questa pratica è infatti diffusa in società di credo islamico, cattolico, ebraico, politeista e allo stesso tempo condannata in ognuna di esse), la sessualità femminile è vista come un istinto impuro, che deve essere controllato: garantisce la verginità della donna, ne riduce il desiderio sessuale, impedisce la masturbazione. In questo modo una donna contribuisce a salvaguardare l'onore della famiglia, ne preserva l'integrità. E questa diventa una componente così essenziale della propria vita da far dimenticare il carattere di sevizia proprio dell'infibulazione, come violazione fondamentale dei diritti umani, per trasformarla nella discriminante fra onore e disonore, dimenticando così la sofferenza, la privazione della propria naturale sessualità, la naturale condizione di subordinazione che sta alla base di pratiche di questo genere".

Una terribile mutilazione - che le giovani donne subiscono in genere in età tra i 5 e 12 anni - diventa condizione di accettazione sociale. Questo avviene soprattutto in paesi della media fascia africana. Secondo statistiche di una quindicina di anni fa, ad esempio, in una serie di paesi del continente nero (Benin, Burkina Faso, Ciad, Costa d'Avorio, Gambia, Ghana, Kenia, Liberia, Etiopia, Eritrea, Egitto, ecc ecc... ) le percentuali di donne che subito questo "trattamento" (il più delle volte anche in condizioni igieniche assolutamente precarie) arrivano fino a punte del 90%, come in Sierra Leone. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità sono ogni anno 100, 130 milioni le donne che ne sono vittime: in Africa, ma anche in Europa, negli Stati Uniti, ovunque.

Anche qui in Italia l'argomento si affaccia dunque in tutta la sua complessità. Nello scorso gennaio il nostro Paese ha normato la materia con apposita legge (legge Consolo), vietando tale pratica all'interno dei nostri confini. "L'Italia è ormai il primo paese in Europa per il più alto numero di donne infibulate. Tra le 20 e le 30mila donne immigrate hanno subito una mutilazione genitale e circa 5000 bambine rischiano la stessa sorte". Questo scriveva un quotidiano già nel 2000.

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Questo dunque un breve quadro del fenomeno, giusto per dare una piccola idea, del quale si occuperà questo pomeriggio il Consiglio comunale di Castelnovo ne' Monti.