Da qualche settimana le cronache di stampa riportano le posizioni di diversi esponenti politici circa la proposta rispolverata da Vincenzo Ferrari (l'argomento è infatti tutt'altro che nuovo) di ridenominare il Comune di Castelnovo ne' Monti "Comune di Bismantova".
Di seguito un intervento di Umberto Casoli, che riprende una nota pubblicata su Carlino Reggio in data 17 marzo u.s.
Contesto che la prof.ssa Santi sia una “castelnovese doc”: sarà forse una “felinese doc”, ma per questo non ho titolo a giudicare.
L’estensore della nota evidentemente non sa che, per vecchia tradizione, già gli abitanti di Bagnolo erano ritenuti così “poco” castelnovesi da essere definiti “ranai” per quel piccolo ruscello pieno di rane che scorreva dietro la casa Largader (ora Marconi). I castelnovesi del centro (quelli veraci) venivano, di contro, chiamati “vulpai” per la volpe che viveva nel giardino del veterinario Bellini. Se queste distinzioni esistevano all’interno del paese, figurarsi per chi veniva da fuori!
Sono certo che la prof.ssa Santi queste cose le sa e sa che ora sono un po’ cambiate, ma quel “doc” proprio no! E non me ne voglia.
Sempre sul filo del passato e per non sbagliare, ricordo che Don Milani (eminente storico dei nostri paesi e delle nostre comunità) indica un percorso di Dante un po’ diverso. Dice infatti: “... o nella venuta o nel ritorno DANTE passò da Reggio e per raggiungere questa città per il passo di Praderena o per quello di Ospedalaccio, praticato prima del Cerreto, scese a Castelnovo dove poco forse si fermò, perché quel borgo presentava allora poche comodità, ma ebbe agio di vedere e di ammirare, se non proprio di salirvi, la Pietra di Bismantova”.
Noi castelnovesi potremmo dunque rivendicare il soggiorno di Dante? Forse sì o forse no, ma non mi interessa. Mi parrebbe un provincialismo – anche culturale - del quale possiamo fare a meno. Altre questioni urgono ed anche l’assessore lo sa. Queste cosette possono essere accantonate e non ne verrà alcun danno.
Ho lavorato lontano dal mio paese per trent’anni ed ho sempre voluto mantenere la residenza a Castelnovo ne’ Monti, anche se da questa decisione sono discese alcune difficoltà di ordine scolastico per i miei figli e sanitario per la famiglia. Non ho mai avuto alcuna titubanza a dichiararmi “montanaro” perché sono convinto che le differenze tra gli uomini non le facciano i luoghi d’origine ma i cervelli. E di cervelli poveri o scadenti ce ne sono dappertutto, sia in montagna che in pianura. Per questi non basta cambiar l’origine: un fesso di Castelnovo resterà tale anche se diventerà di Bismantova. Io ho l’orgoglio di chiamarmi Castelnovese, sono fiero della nostra storia e delle nostre tradizioni e in esse riconosco le mie radici. Ho girato il mondo da Castelnovese ed a tutti coloro che ho conosciuto o coi quali ho lavorato ho parlato di un paese bello, accogliente, che meritava di essere visto. Molti mi hanno creduto ed ogni tanto tornano. Sul nome non hanno nulla da ridire, ma per il resto...
Vorrei concludere dicendo con chiarezza che il “lustro” a Castelnovo o glielo danno gli abitanti con la loro intelligenza, la loro cortesia, le loro qualità e le loro opere o il paese avrà un avvenire incerto che nemmeno il più altisonante dei nomi riuscirà a risparmiarci.
Questo potrebbe essere un argomento sul quale vale la pena discutere. E’ d’accordo, assessore?
(Umberto Casoli, capogruppo "Lista civica per Castelnovo Monti")
A proposito di Dante
Mia zia Almina Muzzini, che ora riposa nel cimitero di Cagnola, mi raccontava sempre di una lapide o pietra scolpita posta sulla loro casa a torre di Burano e che avrebbe dovuto ricordare, lei però ne dubitava, un pernottamento di Dante. La scritta diceva: @CFermati o passegger contempla e mira la stella di fortuna e il mondo gira#C. Alla fine dell’800 il mio bisnonno la cedette a un signore non del luogo che da anni insisteva per averla. Chi ne sa qualcosa?
Ho quasi 80 anni, anch’io ho girato i 5 continenti e non mi sono mai vergognato di dire che sono di CASTELNOVO NE’ MONTI.
(Ermete Muzzini)