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Rose, bandiere e Che Guevara

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Egregio Ingegner Filippi,

non è la prima volta che il nostro Istituto è al centro delle sue sollecite attenzioni e sembra giunto il momento di farLe sapere, almeno per educazione, che non sono mai passate inosservate sia per lo spirito che per la sostanza.

Qualche anno fa Lei aveva già fatto presente la deprecabile iniziativa della presidenza, sollecitata da alcuni insegnanti (di cui mi pregio di far parte), di regolamentare in occasione della festa di S. Valentino la consegna delle rose alle allieve. Ritirando i fiori dai bidelli e non in classe le giovani venivano private del pubblico riconoscimento della loro avvenenza e fascino, della capacità di saper suscitare interesse; non importava se a qualcuna queste attenzioni non erano tributate e quindi ci rimaneva male; interrompere poi le lezioni dieci volte in una mattina per dedicare tempo ai fioristi era una vera manna per gli insegnanti, notori scansafatiche, sempre a caccia di buone occasioni per non fare lezione. Senza poi contare che le alunne sono tutte prive di stabile dimora e quindi di un recapito privato a cui la scuola deve sopperire.

In seguito Lei aveva preso posizione nei confronti della vendita clandestina di pericolose bandiere per la pace e il successivo sventolio di una di esse dal nostro istituto, fatto che lo avvicinava in modo preoccupante alle da sempre tendenziose e sovversive posizioni del Vaticano. Mi sembra che si trattasse in quel caso dell’affermazione di un valore, non di una posizione funzionale; fortunatamente il buono, il vero, il giusto non appartengono a nessuno in modo definitivo ed assoluto, non hanno padroni ma sono capaci di tirare a sé l’attenzione di molti, che possono avere storie e provenienze diverse. Era forse questo che voleva significare quella bandiera arcobaleno: tanti colori, tutti insieme in nome di un valore e non di una appartenenza.

Sempre a Sua detta, fiumi di alcool scorrevano per il nostro Istituto ed erano poi confluiti in una mezza bottiglia depositata per l’invecchiamento nella presidenza. Assicuriamo di non avervi mai attinto.

L’Accademia della Crusca e Lei eravate nuovamente insorti davanti alle due “KK” dell’occupazione di novembre (durata, per dirla con Ronsard, lo spazio di un mattino); tale occupazione non mi ha impedito, a distanza di 50 m dall’Istituto Cattaneo (insegno al Dall’Aglio), di entrare in aula senza impedimento alcuno e di far lezione davanti ad una classe dimezzata non dalla violenza altrui, ma dal personale desiderio di stare a guardare quanto accadeva. Quanto ai provvedimenti nei confronti dei promotori, è la scuola che nelle sedi preposte, secondo le modalità e le finalità che le sono proprie prende le decisioni opportune, mai volte comunque a punire o sanzionare, ma a formare e far riflettere.

Stia attento poi alla suggestione, al pericolo della demonizzazione, nonché alle cattive informazioni affinché non, Dio non voglia, si possa pensare che le sue obiezioni siano preconcette. Lei ha infatti realizzato un’inquietante sintesi delle due collaboratrici del preside, unendo la suoneria del cellulare dell’una con la borsetta dell’altra. Le garantisco che le signore in questione sono già abbastanza impegnative se affrontate singolarmente, senza unirle in un esplosivo Giano Bifronte.

Un particolare che la potrà interessare e tranquillizzare: il Preside e la Vicepreside Barbieri sono stati visti servirsi di un accendino (che avevo portato loro al ritorno da un pellegrinaggio da Lourdes) recante l’immagine della Madonna e di Bernadette in preghiera. In fondo sono brave persone prive di pregiudizi.

Rimane il fatto della borsetta beige con la sbiadita icona del CHE che, per chi ha problemi di vista come me (scherzi dell’età) è stato un po’ difficile identificare. Sembra sia stata acquistata in un covo gia da tempo segnalato e tenuto sotto controllo, situato in via Roma (al momento sembra che il capo cellula abbia ribassato anche il prezzo dell’articolo per facilitarne la diffusione). Ci vuole comunque un po’ di indulgenza nei confronti di chi non sa resistere alle tentazioni della moda, in momenti in cui, in nome di essa, anche ministri della Repubblica non rinunciano a magliette che sono veramente una bomba. Altro particolare che potrà preventivamente tranquillizzarLa sul rispetto della par condicio nel nostro istituto: qualche giorno fa si sentiva fischiettare con enfasi nei corridoi ”Faccetta nera”; la signora Curini non è stata per nulla turbata, anzi ha confessato che spesso canticchia motivi di quella tendenza, dal momento che le marcette di “quando c’era lui” sono insuperabili.

Venendo all’assemblea del 13 febbraio scorso, “dir non è mestieri”: è gia stato ampiamente chiarito che era stata richiesta dai rappresentanti degli studenti, approvata dal consiglio d’Istituto, affidata a un ispettore ministeriale, della cui imparzialità non è possibile dubitare. Il banchetto era fuori dalla palestra, sul suolo pubblico, e questo riguarda il Comune e non la scuola. Da ultimo, volevo assicurarLa che nel nostro Istituto si fa anche scuola (ci venga a trovare), tutte le mattine dalle 8,00 alle 13,00, bene o male, in base alle nostre capacità, ma credo sempre con coscienza e senza l’intento di strumentalizzare o indottrinare nessuno: il confronto critico è uno dei fondamenti della scuola. In questi anni i nostri studenti hanno lavorato (lo confermano anche le prove a livello nazionale volute dal ministro Moratti, in base al risultato delle quali evidenziamo un ottimo livello di preparazione), hanno conseguito il diploma di maturità, si sono iscritti all’università e la frequentano senza particolari problemi. Credo che la scuola abbia ottemperato ai suoi compiti. Se, mentre s’è fatto tutto questo, c’è scappato o s’è detto qualcosa che L’ha inquietata, mi creda,” non s’è fatto apposta”.

(Patrizia Vinci, insegnante di italiano, latino e storia presso il Liceo “Dall’Aglio”)

1 COMMENT

  1. Ma lei è mai stato in una scuola?
    Complimenti per la risposta… che a sua volta mi ha stuzzicato una pruriginosa curiosità? Ma Lei, Egregio Ingegner Filippi, ha mai messo piede in questi anni al Cattaneo? Allarghiamoci: ha mai messo piede in una scuola? Mi permetto di darle un consiglio, per la sua gloriosa carriera politica: presti più attenzione ai ragazzi di oggi. Non sono poi così banali. E non sia troppo severo con gli insegnanti: se i ragazzi non sono così banali, un po’ del merito non sarà pure anche dei loro professori? Le porgo il più grosso degli in bocca al lupo.

    (Federico Zannoni)