Mentre oggi è stato diffuso un comunicato stampa da Legambiente circa presunti atti di bracconaggio in montagna, la Provincia, per bocca dell'assessore provinciale alla caccia, Alfredo Gennari, intende precisare i termini della questione con un documento che pubblichiamo di seguito.
Le disposizioni in materia faunistico-venatoria possono talora risultare complesse e dunque di controversa applicazione, necessitando di approfondimenti che gli uffici della Provincia sono sempre disponibili a fornire.
In particolare l'Ufficio Caccia della Provincia effettua il suo lavoro e verifica la legittimità dell'operato dei cacciatori e degli Ambiti territoriali di caccia (Atc), attenendosi sempre più al rigoroso rispetto della normativa.
E' stato così anche nel caso in questione del cacciatore trentino riferito, in maniera piuttosto imprecisa, da Legambiente. Tale cacciatore, infatti, era dotato di regolare e valido tesserino rilasciatogli dalla Provincia autonoma di Trento che, terminata la caccia sulle Alpi, gli consentiva di cacciare anche in Appenino. L'Atc 4 Montagna, come avrebbe fatto qualsiasi altro Atc, ha quindi consentito al cacciatore in questione di praticare l'attività venatoria.
Non si comprende, pertanto, il motivo di tanto accanimento sul caso ed in particolare nei confronti dell'Ufficio Caccia della Provincia, il cui dirigente, peraltro, si è semplicemente limitato a rilasciare un parere dietro espressa richiesta dell'Atc 4.
Né ci risulta, infine, che il bracconaggio in montagna stia imperversando, così come non corrisponde al vero che il personale di vigilanza non effettui più uscite notturne. E' vero invece che si è assistito in questi ultimi anni ad una crescita "culturale" di molti cacciatori e ad una ritrovata sensibilità ambientale anche nelle nostre montagne, circostanze che hanno consentito a diverse specie selvatiche di ripopolare l'Appennino reggiano, anche grazie ad un forte impegno del personale di vigilanza.
(Alfredo Gennari, assessore alle attività venatorie della Provincia di Reggio Emilia)
