Sono intervenuti anche i carabiniere parmigiani del Ris per sbrogliare la matassa, ma alla fine è stato individuato il personaggio che da mesi minacciava con lettere, e anche con pallottole esplose, la presidente della nostra Provincia, Sonia Masini.
Di seguito i particolari della vicenda.
Lettere con minacce di morte, due cartucce calibro 12 accompagnate da un manoscritto di minacce: dal marzo dell’anno scorso la presidente della Provincia di Reggio Emilia Sonia Masini era il principale bersaglio di quello che sino alla risoluzione delle indagini da parte dei carabinieri dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Reggio Emilia si era firmato in una circostanza come un sedicente “Gruppo Lupara”.
L’eccezionale connubio tra le tradizionali indagini condotte dai militari del tenente Andrea Mattei e le indagini scientifiche della Sezione Grafica del Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri di Parma ha consentito in oltre nove mesi di serrate indagini, coordinate dal dott. Luciano Padula, sostituto presso la procura reggiana titolare dell’inchiesta, di identificare l’autore delle minacce in un dipendente della stessa amministrazione provinciale. Si tratta di un incensurato 40enne reggiano, che ha ammesso le proprie responsabilità ed ora è stato denunciato con l’accusa di minacce aggravate e continuate.
La prima lettera ricevuta ai primi di marzo dello scorso anno dal presidente della Provincia recitava la seguente frase: “Attenta a girare sempre da sola, Presidente”. Una chiara lettera di minacce, che è subito finita sui tavoli dei carabinieri reggiani che hanno avviato nel massimo riserbo le dovute indagini finalizzate a risalire all’autore dello scritto anonimo.
A novembre dello scorso anno l’avvertimento più macabro: oltre ad un manoscritto con minacce, la presidente della Provincia riceveva anche due cartucce da caccia calibro 12 esplose che venivano acquisite e sequestrate dai carabinieri, che nel frattempo avevano inviato alla Sezione Grafica del RIS di Parma gli scritti minacciosi.
I servizi di osservazione e tutela svolti portavano gli investigatori a sospettare che l‘autore delle minacce poteva identificarsi in un dipendente di Palazzo Allende. La conferma veniva trovata grazie alle indagini comparative sugli scritti del sospettato.
Il dott. Padula, concordando con le risultanze investigative dei carabinieri reggiani, emetteva a carico del sospettato un decreto di perquisizione locale al fine di trovare i dovuti riscontri alle indagini che venivano anticipati dal diretto interessato. L’uomo infatti, ricevuta la visita dei carabinieri “armati” del decreto di perquisizione, rendeva piena confessione ammettendo le proprie responsabilità: avrebbe agito nella speranza che il presidente della Provincia, intimorendosi delle minacce, si sarebbe a lui rivolto affidandogli un incarico che lo vedesse operare al suo fianco.
A far agire l’uomo – per sua stessa ammissione – la disperata ricerca di una sorta di promozione che avrebbe dovuto vederlo essere uomo di fiducia e vicino alla Masini.
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Questo il commento dell'interessata, cui è giunto un messaggio di solidarietà del sindaco di Reggio Delrio: "Certo non è stata una vicenda piacevole, ma ora che si è chiarita e conclusa, ora che sono noti i dettagli, vorrei anche invitare gli organi di informazione a non enfatizzare questa serie di minacce, frutto forse più di un momento di difficoltà che non di una reale intenzione di farmi del male". "Ho vissuto questi mesi con una certa tranquillità, non sono certamente il primo amministratore pubblico minacciato e non ho mai temuto per la mia incolumità anche perché sono convinta di vivere in una provincia sicura e tra gente onesta - ha aggiunto la presidente Masini - Le lettere minatorie sono state numerose ed erano molto circostanziate, per cui insieme a carabinieri e Procura, che ringrazio unitamente al prefetto per l'appoggio che mi hanno sempre garantito, si è reso necessario approfondire la vicenda. Ora che si è tutto chiarito, che si è accertato che si è trattato di minacce certamente riprovevoli e sbagliate, ma forse più sciocche che realmente pericolose, sono più serena, ma anche sorpresa e addolorata perché da una persona con la quale ero in ottimi rapporti mai mi sarei aspettata un comportamento simile". "So che questa persona si è pentita, evidentemente a volte nella vita ci sono circostanze nelle quali non si è in grado di valutare bene la conseguenza delle proprie azioni - ha detto ancora, concludendo, la presidente della Provincia - Forse dietro tutto ci sono anche motivazioni economiche anche se nulla, ripeto, può comunque giustificare un comportamento simile. La legge ora farà il suo corso, personalmente ora sono tranquilla e serena e non ho intenzione di rovinare la vita a nessuno, tanto più a chi se l'è già complicata abbastanza".