Sono passati tredici anni. Giusto oggi. Siccome eravamo amici non scordo la data. Era una domenica pomeriggio quando mi giunse la notizia. Me la telefonò un amico. Mi lasciò annichilito. Incredulo. Sconcertato. Scoprii nei giorni seguenti che furono le stesse identiche emozioni che il fatto suscitò in tutti coloro che ti conobbero.
Ti eri trasferito da poco in un paese vicino a quello dove avevi sempre abitato. Ti eri formato una famiglia. Un bel bimbo era venuto da poco ad allietare te e tua moglie.
Il tuo lavoro ti appassionava; lo dicevi spesso, con orgoglio. Ma non solo lo dicevi: ne scrivevi, iniziando un’apposita rubrica su una rivista appena nata; ne avevi fatto addirittura una serie radiofonica, raccogliendo materiale prezioso che non volevi andasse disperso.
Nient’altro che un ricordo, ora. Ma è ciò che ancora ti rende vivo. Ciao, Gabriele.
(Un amico)
