Patologie come l’Anoressia non hanno il loro esordio nel ventesimo secolo, come invece si potrebbe essere portati a ritenere, bensì se ne registrano forme "mistiche", già, nel medioevo. Misticismo, quello del digiuno, che serviva per lo più per elevazioni spirituali e ricongiungimenti con la divinità, o di contro poteva essere ritenuto come sintomo di presenza, o possessione, demoniaca. Condizioni, quindi, ancora popolane o per asceti, mentre per averne un primo quadro clinico dobbiamo attendere il XIX secolo, con la presenza dei medici William W. Gull e Charles Lasègue che ne coniano per primi, rispettivamente, le terminologie di "Anoressia Mentale" e "Anoressia Nervosa".
Ancora oggi, il misticismo che velava il digiuno medioevale, permane nelle forme anoressiche patologizzate, sotto forma di disgusto verso le appagazioni dei bisogni corporali: come fame e sesso; ripudio che però è definito da una precisa connotazione psicologica, ben differente dalle passate epoche, che spesso versa in un digiuno forzato, o sciopero della fame, in ribellione ad una sofferenza interiore, spesso, molto divergente dall’oggetto cibo, e spesso anche una sofferenza elusa e non percepita come tale – l’anoressia presenta infatti una grande casistica di soggetti che non percepiscono la sofferenza psicologica che li pervade, vedendo nell’anoressia una semplice intenzione di dimagrire proiettano su un corpo le sofferenze che non vogliono portare al conscio.
L’interesse che viene, oggi, dedicato ai Disturbi del Comportamento Alimentare, ha il suo esordio attorno agli anni ’60. Anni in cui si sviluppano studi sempre più variegati, su un fenomeno visto dalle masse come antibiologico; questi studi, seppure sviluppati su cliniche e i servizi specializzati – che quindi, non raggiungono ancora soggetti che non si rivolgono ai servizi, tutt’oggi non forniscono una completa visuale dell’epidemiologia - rilevano come le fasce maggiormente colpite dalle patologie alimentari, quali anoressia e bulimia, sono quelle dei giovani tra i 13 anni e 20 anni.
Secondo studi più recenti, scopriamo come quella stessa fascia a rischio, manifesta in una percentuale del 10%, i cosi detti Disturbi SubClinici (o sotto soglia). Disturbi che si riferiscono a condizioni in cui non è possibile diagnosticare una sindrome anoressica o bulimica, ma in cui persistono comunque disturbi del comportamento alimentare disadattanti per il soggetto e comuni ai sintomi patologici DCA (seppure non corrispondenti in quantità a quelli prescritti dai manuali diagnostici).
La maggior parte delle persone sofferenti di DCA, riferiscono un vissuto di incomprensione e in accettazione da parte della società; condizione, questa, che non deve essere lasciata sottovalutata, in virtù del fatto che le persone affette da un DCA vivono in una costante ossessione del cibo, argomento che diviene, assieme alla forma peso, centrale e spesso unico dei loro discorsi; trovandosi così in disarmonia con qualunque altra tipologia di argomentazione agiscono in una sorta di ritiro sociale che può talvolta precedere una vera e propria Fobia Sociale. Ciò a renderci, forse, più comprensibile come i DCA siano talvolta causa diretta di erosioni relazionali, e di come possano portare il soggetto e chi ne sta attorno ad una vicendevole intolleranza.
Ecco, quindi, come una grave intolleranza verso la propria corporeità, un interesse scientifico-culturale piuttosto recente, una fascia di esordio delle patologie in età giovanile/adolescenziale, una prevalenza di disturbi sottosoglia (o NAS: non altrimenti specificati) e un vissuto di incomprensione e ritiro sociale ha forse dato origine a una corrente narcisistica dell’Anoressia: la filosofia Pro Ana, con particolare sviluppo nel Web. Per quanto possano essere – alla luce dei rari studi - solamente una serie di congetture, l’elenco riportato potrebbe comunque essere una concausa nell’esordio di queste comunità virtuali (scorporate), in cui l’argomento centrale diviene cibo e peso (ossessione del sintomo) discusso con soltanto con persone (ricreazione virtuale di un gruppo) che intendono le stesse mire patologiche (comprensione), e in un mondo virtuale che nel terzo millennio è stato conquistato e colonizzato dalle fasce più giovani della popolazione (le fasce a rischio) mondiale industrializzata.
Ma come ogni nuovo fenomeno, anche quello dei Siti Web Pro Anoressia è destinato a mutare: non fosse soltanto per la sua recente nascita (si parla di 1998 negli USA, 2003 in Italia), i recenti interessi delle agenzie di stampa giornalistiche e televisive hanno portato agli occhi della società, inconsapevole, l’esistenza di gruppi virtuali, dove l’Anoressia non è una pericolosa malattia da sfuggire e debellare, bensì una musa ispiratrice (Ana) ed un’eroina con lo scopo di elevare, chi ne segua le indicazioni, al di sopra delle normali persone che soffrono di una dipendenza (vitale) da cibo.
Già nel momento in cui, le adepte di Ana, si sentono "scoperte", ha inizio una vera rivoluzione di posizioni: taluni siti Pro Anoressia tentano di scrollarsi di dosso questo titolo, Pro Ana, giustificando i loro incentivi alla magrezza assoluta (principio base della Filosofia Pro Anoressia) con un obbiettivo di mostrare la bassezza cui può ridurre questo tipo di patologie; taluni altri (la maggior parte) si sentono invece indignati alle definizioni di "malate" che scorrono a fiumi sui giornali, rivendicando il diritto di potere proclamare senza censura un obbiettivo di bellezza etereo, quasi fossero inconsapevoli dei rischi che in esso si insidiano (l’Anoressia Nervosa appunto e le successive complicanze se incentivata); assistiamo inoltre ad una rivendicazione singolare (non di gruppi Pro Ana, ma di singole associate) sull’illiceità del materiale riportato sulle notizie, quasi affette da una comune paranoia, tutte, sono convinte, che ad apparire siano le loro frasi, le loro parole e i loro siti, condizione che più che mostrare un’insolita coincidenza, mostra come i siti Web Pro Ana siano costituiti da una vera omologazione tra di loro; talune associate invece, rivendicano come la loro adesione ai siti Web, sia invece stata dettata dal bisogno e dal desiderio di aiutare le altre persone affette da una simile patologia, arrivando perfino a mostrarsi pubblicamente sugli stessi giornali che le avevano denunciate alla società.
In una situazione così complessa, ed ora in balia dello sguardo mondiale, il fenomeno Pro Anoressia è destinato ad altri radicali mutamenti, forse di forma, forse di azione. Nulla è per ora certo, ma solo auspicabile; ma ritengo sia ormai insita la condizione che questa attenzione, e questi radicali mutamenti, possano portare alla luce i veri meccanismi di questa nuova "filosofia" di vita deviante, permettendo così al mondo clinico, specializzato, di attingere a migliori studi che permettano una variazione nell’atteggiamento di approccio, un cambiamento del linguaggio di interazione medico paziente, e un aggiornamento generico che forse porterà ingenti benefici alle cure psicoterapeutiche stesse, secondo un principio, il quale, spesso ci ricorda che "non tutto il male viene per nuocere".
per altre informazioni e/o contattare l'autore scrivi alla casella e-mail [email protected]