“Reggio Storia”, nel suo ultimo numero (109), in edicola da pochi giorni, pubblica un interessante pezzo dedicato al dialetto di Cervarezza. E se si parla di Cervarezza è facile abbinare il nome di Teresa Romei Correggi.
Su questa figura di maestrina, scrittrice e poetessa montanara ha scritto un libro, un paio di anni fa, il castelnovese professor Gianni Cagnoli. Il quale introduce anche il pezzo di cui parliamo ora, intitolato: “Cervarezza: vocaboli e modi di dire nell’antico dialetto”.
“Un giorno d’estate, di circa tre anni fa, stavo cercando del materiale nel solaio del figlio Vittorio. Mentre guardavo dentro a una vecchia credenza, mi è capitato tra le mani per caso e senza andarlo a cercare (come capita spesso) un vecchio quaderno delle elementari, con la firma e la data: 1983”. Così l’incipit di Cagnoli, con cui si prende per mano il lettore e lo si conduce ad un piccolo ma emblematico viaggio tra parole e frasi dialettali con a fianco la traduzione italiana. “Valeva la pena pubblicarlo, perchè si tratta di una significativa testimonianza dell’amore della maestra e poetessa per la sua Cervarezza e nello stesso tempo fonte preziosa per lo studio di questo dialetto”, dice ancora Cagnoli, che si è consultato col prof. Mazzaperlini, con cui ha già collaborato più volte in passato.
Da ”acciocchita” a ”barbantan”, da ”capasciun” a ”paciafra” (quanti saprebbero tradurre istantaneamente?), è tutto un susseguirsi di termini curiosi e simpatici da riscoprire e da salvaguardare… Ecco il piccolo/grande merito di questa operazione compiuta da Cagnoli. D’altronde… ”Se an su fa a mod quand al sach l’è inscima, quand l’è in funda han su fa pu in teump”… Se non si salva il dialetto finchè si è in tempo, quando lo si vorrà fare e non ci sarà più modo di farlo… Quest’articolo (di Reggio Storia) sia solo l’inizio.