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“Coi reprobi si può ragionare, coi tonti no”

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Nuovo capitolo della "querelle" sul presepe vivente di Casina. Pubblichiamo una nota di replica di Nadia Lanfredi, segretaria provinciale della Lega Nord.

“Coi reprobi si può ragionare, coi tonti no”. Sono parole non di un leghista, ma del vescovo di Como, mons. Maggiolini, rivolte ai padri somaschi che hanno concesso l’uso di una loro palestra per la preghiera del venerdì ai musulmani.
La stessa dichiarazione la si potrebbe tranquillamente indirizzare al sindaco di Casina e a coloro che tanto gioiosamente sostengono le infiltrazioni musulmane nel locale presepe. Probabilmente c’è un vuoto conoscitivo di fondo: vale a dire che nel nostro Paese, in seguito ad un percorso storico durato la bellezza di duemila anni, la religione e l’ordinamento giuridico sono diventate istituzioni separate. Non altrettanto può dirsi per i popoli di religione musulmana, a parte poche eccezioni dal dubbio esito.

Interessante sarebbe sapere se a Casina l’evento in preparazione è davvero il presepe con la rappresentazione della natività di Cristo, attraverso la quale si invita alla riflessione sullo straordinario avvenimento, alla comprensione del Vangelo, alla meditazione del mistero dell’Incarnazione e della salvezza che il Signore ha recato al mondo, oppure se trattasi di una fiera paesana nella quale il sindaco riveste una figura paragonabile a quella degli iman, che si pone a capo sia della spiritualità che delle regole civili della comunità.

E’ ancora alta l’eco dell’intervento del cardinale Giacomo Biffi sull'immigrazione al seminario della Fondazione “Migrantes” di qualche anno fa: “Gli islamici – nella stragrande maggioranza e con qualche eccezione – vengono da noi risoluti a restare estranei alla nostra 'umanità', individuale e associata, in ciò che ha di più essenziale, di più prezioso, di più 'laicamente' irrinunciabile: più o meno dichiaratamente essi vengono a noi ben decisi a rimanere sostanzialmente ‘diversi’, in attesa di farci diventare tutti sostanzialmente come loro ... Soprattutto hanno una visione rigorosamente integralista della vita pubblica, sicchè la perfetta immedesimazione tra religione e politica fa parte della loro fede indubitabile e irrinunciabile, anche se aspettano prudentemente a farla valere di diventare preponderanti. Non sono dunque gli uomini di Chiesa, ma gli stati occidentali moderni a dover far bene i loro conti a questo riguardo ... ”.

Ricordo pertanto al sindaco Fornili che l’integrazione è un obiettivo e non una strada da percorrere; altrimenti l’effetto è quello di creare confusione, di alimentare tensioni e di differenziare i cittadini in una sorta di discriminazione al contrario. Quella che Fornili definisce un’apertura culturale è in realtà una mera illusione smentita dai fatti. I tragici eventi terroristici di Londra del settembre scorso furono provocati da giovani cittadini inglesi di fede islamica; questo a testimonianza che la cultura islamica non intende integrarsi ma sovrastare. Lo stesso consulente della Commissione Europea per le politiche di integrazione degli islamici in Europa, certo Tariq Ramadam, esprime il concetto che per tutti gli aspetti culturali non sintonizzabili con la mentalità e gli usi occidentali, le comunità islamiche possono ricorrere alla obiezione di coscienza.

Non di meno consideriamo surrettizio sostenere la presenza degli islamici nel presepe in ragione della raccolta fondi per beneficenza; trincerarsi alle spalle di malati, sofferenti e bisognosi per giustificare una scelta che altrimenti sarebbe difficile da motivare, approvare e far condividere, non appare certo un atto di coraggio.
La debolezza delle istituzioni nasce proprio dalla debolezza del pensiero che oscura la lunga storia culturale, politica e civile delle nostre comunità.

(Nadia Lanfredi, segretario provinciale Lega Nord)

2 COMMENTS

  1. Il commento a Benedetto XVI
    VIAGGIO APOSTOLICO A COLONIA
    IN OCCASIONE DELLA XX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

    INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI
    DI ALCUNE COMUNITÀ MUSULMANE

    DISCORSO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

    Arcivescovado di Colonia
    Sabato, 20 agosto 2005

    Cari amici musulmani,

    è motivo di grande gioia per me accogliervi e porgervi il mio cordiale saluto. Sono qui per incontrare i giovani venuti da ogni parte d’Europa e del mondo. I giovani sono il futuro dell’umanità e la speranza delle nazioni. Il mio amato predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, disse un giorno ai giovani musulmani riuniti nello stadio di Casablanca (Marocco): “I giovani possono costruire un futuro migliore, se pongono innanzitutto la loro fede in Dio e si impegnano poi a costruire questo mondo nuovo secondo il disegno di Dio, con saggezza e fiducia” (Insegnamenti, VIII/2, 1985, p. 500). E’ in questa prospettiva che mi rivolgo a voi, cari amici musulmani, per condividere con voi le mie speranze e mettervi a parte anche delle mie preoccupazioni in questi momenti particolarmente difficili della storia del nostro tempo.

    Sono certo di interpretare anche il vostro pensiero nel porre in evidenza, tra le preoccupazioni, quella che nasce dalla constatazione del dilagante fenomeno del terrorismo. Continuano a ripetersi in varie parti del mondo azioni terroristiche, che seminano morte e distruzione, gettando molti nostri fratelli e sorelle nel pianto e nella disperazione. Gli ideatori e programmatori di questi attentati mostrano di voler avvelenare i nostri rapporti, servendosi di tutti i mezzi, anche della religione, per opporsi ad ogni sforzo di convivenza pacifica, leale e serena. Il terrorismo, di qualunque matrice esso sia, è una scelta perversa e crudele, che calpesta il diritto sacrosanto alla vita e scalza le fondamenta stesse di ogni civile convivenza. Se insieme riusciremo ad estirpare dai cuori il sentimento di rancore, a contrastare ogni forma di intolleranza e ad opporci ad ogni manifestazione di violenza, freneremo l’ondata di fanatismo crudele che mette a repentaglio la vita di tante persone, ostacolando il progresso della pace nel mondo. Il compito è arduo, ma non impossibile. Il credente infatti sa di poter contare, nonostante la propria fragilità, sulla forza spirituale della preghiera.

    Cari amici, sono profondamente convinto che dobbiamo affermare, senza cedimenti alle pressioni negative dell’ambiente, i valori del rispetto reciproco, della solidarietà e della pace. La vita di ogni essere umano è sacra sia per i cristiani che per i musulmani. Abbiamo un grande spazio di azione in cui sentirci uniti al servizio dei fondamentali valori morali. La dignità della persona e la difesa dei diritti che da tale dignità scaturiscono devono costituire lo scopo di ogni progetto sociale e di ogni sforzo posto in essere per attuarlo. E’ questo un messaggio scandito in modo inconfondibile dalla voce sommessa ma chiara della coscienza. E’ un messaggio che occorre ascoltare e far ascoltare: se se ne spegnesse l’eco nei cuori, il mondo sarebbe esposto alle tenebre di una nuova barbarie. Solo sul riconoscimento della centralità della persona si può trovare una comune base di intesa, superando eventuali contrapposizioni culturali e neutralizzando la forza dirompente delle ideologie.

    Nell’incontro che ho avuto in aprile con i Delegati delle Chiese e Comunità ecclesiali e con i rappresentanti di varie Tradizioni religiose dissi: “Vi assicuro che la Chiesa vuole continuare a costruire ponti di amicizia con i seguaci di tutte le religioni, al fine di ricercare il bene autentico di ogni persona e della società nel suo insieme” (in: L’Osservatore Romano, 25 aprile 2005, p. 4). L’esperienza del passato ci insegna che il rispetto mutuo e la comprensione non hanno sempre contraddistinto i rapporti tra cristiani e musulmani. Quante pagine di storia registrano le battaglie e le guerre affrontate invocando, da una parte e dall’altra, il nome di Dio, quasi che combattere il nemico e uccidere l’avversario potesse essere cosa a Lui gradita. Il ricordo di questi tristi eventi dovrebbe riempirci di vergogna, ben sapendo quali atrocità siano state commesse nel nome della religione. Le lezioni del passato devono servirci ad evitare di ripetere gli stessi errori. Noi vogliamo ricercare le vie della riconciliazione e imparare a vivere rispettando ciascuno l’identità dell’altro. La difesa della libertà religiosa, in questo senso, è un imperativo costante e il rispetto delle minoranze un segno indiscutibile di vera civiltà.

    A questo proposito, è sempre opportuno richiamare quanto i Padri del Concilio Vaticano II hanno detto circa i rapporti con i musulmani. “La Chiesa guarda con stima anche i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come si è sottomesso Abramo, al quale la fede islamica volentieri si riferisce… Se nel corso dei secoli non pochi dissensi e inimicizie sono sorti tra cristiani e musulmani, il sacrosanto Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e ad esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà” (Dichiarazione Nostra Aetate, n. 3).

    Voi, stimati amici, rappresentate alcune Comunità musulmane esistenti in questo Paese nel quale sono nato, ho studiato e ho vissuto una buona parte della mia vita. Proprio per questo era mio desiderio incontrarvi. Voi guidate i credenti dell’Islam e li educate nella fede musulmana. L’insegnamento è il veicolo attraverso cui si comunicano idee e convincimenti. La parola è la strada maestra nell’educazione della mente. Voi avete, pertanto, una grande responsabilità nella formazione delle nuove generazioni. Insieme, cristiani e musulmani, dobbiamo far fronte alle numerose sfide che il nostro tempo ci propone. Non c’è spazio per l’apatia e il disimpegno ed ancor meno per la parzialità e il settarismo. Non possiamo cedere alla paura né al pessimismo. Dobbiamo piuttosto coltivare l’ottimismo e la speranza. Il dialogo interreligioso e interculturale fra cristiani e musulmani non può ridursi ad una scelta stagionale. Esso è infatti una necessità vitale, da cui dipende in gran parte il nostro futuro. I giovani, provenienti da tante parti del mondo, sono qui a Colonia come testimoni viventi di solidarietà, di fratellanza e di amore. Vi auguro con tutto il cuore, cari amici musulmani, che il Dio misericordioso e compassionevole vi protegga, vi benedica e vi illumini sempre. Il Dio della pace sollevi i nostri cuori, alimenti la nostra speranza e guidi i nostri passi sulle strade del mondo.

    Grazie!

    © Copyright 2005 – Libreria Editrice Vaticana

    (inviato da Normanna Albertini)

  2. Tanti anni fa è nato il redentore …..
    Un ricordo dell’infanzia.
    A Nismozza avveniva che il giorno dell’Epifania apparivano nel presepe tre personaggi saggi e affascinanti e misteriosi: i re magi. Erano di pelle scura, scurissima … Nel 2005 siamo ancora al distinguo sul colore della pelle …….
    Buon natale 2005, che porti tanta saggezza ….. a tutti.

    (Marino Friggeri)