La scrivente organizzazione sindacale, esprimendo la più totale insoddisfazione rispetto alla riforma del T.F.R. (trattamento di fine rapporto di lavoro) che scatterà il 1° gennaio 2008, intende sottolineare che, poiché milioni di lavoratori andranno in pensione con il 40%-50% dell’ultimo stipendio, diventa irrinunciabile partire, quanto prima, con l’attivazione di quell’altro pilastro fondamentale che è la previdenza complementare.
Purtroppo questo ennesimo rinvio non fa altro che penalizzare ancora di più i lavoratori, che potranno scegliere entro i primi sei mesi del 2008 se lasciare il T.F.R. in azienda oppure destinarlo ai fondi di previdenza complementare previsti contrattualmente.
Siamo convinti che questo rinvio (il progetto originario prevedeva la riforma da gennaio 2006) abbia come funzione principale quella di permettere a banche ed assicurazioni di attrezzarsi per poter scendere in campo, soprassedendo e facendo passare in secondo piano quelli che sono i fondi “contrattati” dal sindacato (alla fine sono soldi dei lavoratori).
Ricordiamo, inoltre, che destinando le quote di T.F.R. maturande al fondo contrattuale è previsto un contributo a carico del datore di lavoro che verrà conferito assieme al T.F.R.
Infine, ma non per importanza, il problema dei costi. Su base annua le commissioni per i fondi chiusi si attestano allo 0,4%-0,5% del capitale in gestione; mentre per le polizze individuali (cioè quelle proposte da banche ed assicurazioni) la quota sale fino al 3-4%. Per effetto dei primi caricamenti, i costi delle polizze individuali possono addirittura raggiungere un terzo di quanto versato dal sottoscrittore nei primi 3 anni dopo la stipula. Una quota che serve per remunerare la struttura e l’operatività, incidendo però negativamente in quella parte di versamento destinata all’investimento.
(Mirko Parisoli, p. la segreteria Femca-Cisl di Reggio Emilia)