La neuroscienza avanza, sempre più, in una vastità di scoperte che ci accompagnano verso una più vasta comprensione della natura della mente umana; spesso scontrandosi con visioni classiche, come fu per la scoperta della Rigenerazione Neuronale, che al contrario di come si sosteneva, si attua dell’individuo dalla nascita sino alla morte.
Per vario tempo è stato ritenuto, da economisti, sociologi, filosofi (ecc.), che l’uomo fosse un animale sociale per convenienza: per potere espletare ai propri bisogni, accetta un vivere sociale basato su regole, mosso però dalla sola spinta di evitare la solitudine e ciò che concerne, essendo infatti mosso da una natura egoistica.
Questa base, tipica (anche) di importanti teorie economiste, è stata rivoluzionata dalla scoperta scientifica dei Neuroni a Specchio. Scoperta che indica, come una nostra naturale base istintuale possa essere invece di carattere altruistico: proviene infatti dal Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Parma la scoperta scientifica delle basi altruistiche umane, grazie al lavoro, su un campione di scimmie, svolto dal Team del prof. Giacomo Rizzolatti, oggi uno dei massimi studiosi dei Neuroni a Specchio.
Il meccanismo dei Neuroni a Specchio sarebbe la spiegazione alle differenti reazioni di emulazione/imitazione in cui ci imbattiamo ogni giorno: come il sentirsi tristi di fronte ad una persona che ne manifesta l’emozione, il rispecchiare un ghigno di disgusto di fronte a chi lo agisce per primo, le situazioni di violenza di massa causate dal vedere mettere in atto violenza da più persone (ecc.).
Come riferisce Rizzolatti in un’intervista, nel nostro cervello “c'è tutta una popolazione di neuroni che si attiva quando l'individuo vede compiere un'azione identica a quella che lo stesso neurone codifica”. Ciò sta a significare che quando vediamo lo svolgersi di un’azione, in un’altra persona, nel nostro cervello si attivano una serie di connessioni neuronali del tutto simili a quelli che si attiverebbero se fossimo noi stessi a svolgere quell’azione.
Scoperta di notevole importanza, come riporta un’intervista a Vittorio Gallese (membro del Team autore della scoperta) che vede questa ed altre scoperte in grado di fornire un elevato contributo nel suscitare nuove riflessioni e cambiamenti in ambito etico, politico ed economico.
Di fatto una simile scoperta lascia a ipotizzare innumerevole benefici pratici, come possono essere applicazioni nella cura dell’autismo, e nel possibile miglioramento dell’empatia emotiva: condizione in cui si può essere contagiati da una buona emozione (contrastando quindi depressione e odio) solamente vedendola. Il Team di Parma, lavorando con un Team francese, ha infatti rilevato come accada di frequente, nel meccanismo dei Neuroni a Specchio, il vedere emozioni altrui e riportarle empaticamente, annotando però, come rimanga tipico del soggetto agire più velocemente connessioni neuronali a cui sia più usuale nel quotidiano, vedendo azioni cui è più usuale svolgere.
Forse per molti lettori, un simile pezzo non indicherà nulla di nuovo, ma è invece ritenuto che innovazioni ve ne siano molte: una tale scoperta scientifica ci è vicina, geograficamente e umanamente, perché vediamo confermarci il contagio dell’emotività; è una condizione, questa, che ci ricorda anche come può essere davvero pericoloso il lasciare bambini dinnanzi una televisione che propone innumerevoli scene di violenza gratuita, plasmandone nel cervello una attitudine a simili scene, oltretutto, in un contesto di dibattito che non ha mai termine. Facendo prestito del detto popolare “chi va con lo zoppo impara a zoppicare”, possiamo anche aggiungere che la connotazione empatica e adattiva del nostro cervello, ci mette di fronte a rischi come il contagio di emozioni distruttive, ma ci mette anche dinnanzi all’ipotesi di una più semplice riadattazione e reintegrazione con emozioni positive, migliorando i temperamenti anche di persone eccessivamente violente. Ma non solo, la Plasticità Cerebrale di cui spesso si sente parlare ci fa sperare nella possibilità di allenare il nostro cervello alle differenti azioni e sentimenti, contrastando sia violenza, ma anche infelicità e pigrizia. In contrasto, tale ipotesi, con la condizione, più o meno comune, in cui le persone si arrendono ai loro temperamenti temendo di non potervi porre alcun rimedio naturale.