Per la nostra provincia è ormai vitale una vera e propria strategia di lungo respiro contro il lavoro irregolare: il fenomeno registra da troppo tempo il superamento della soglia di allarme. Si tratta di un fenomeno grave, molto evidente nell'edilizia e nell'abbigliamento, ma diffuso in molti settori; i cui effetti determinano da tempo danni alle persone, ma anche all'economia, con la distorsione delle regole della concorrenza ed il peggioramento della qualità del tessuto produttivo.
Secondo le prudenti stime Istat relative al 2003 l'apporto dell'economia sommersa al Pil raggiunge il 16,7% in Italia e in Emilia-Romagna l'8,5%. C'è il rischio gravissimo nella nostra provincia di un abbassamento della soglia della legalità, per un ricorso troppo frequente a comportamenti "grigi" e "neri" che lasciano spazio al fiorire di fenomeni di grave illegalità e di criminalità oltre a far crescere il livello del rischio per lavoratori cui vengono negati diritti.
Sono chiamati in causa a convergere le Forze dell'ordine, gli Enti ispettivi, gli Enti locali ma anche le Parti sociali, l'intera società civile reggiana, che deve ancora una volta dimostrarsi capace di mantenere la coesione sociale che rischia di essere erosa alla base. Non può più essere solo il tempo delle denunce indignate dopo l'incidente sul lavoro o dopo la scoperta di irregolari condizioni di lavoro o dopo, ancora, la verifica di consistenti volumi d'evasione fiscale o di intrecci con la criminalità; è tempo di fare anche dell'altro! Occorre mettere in campo una progettualità condivisa e partecipata di lungo respiro in grado di attaccare il fenomeno nel tempo e soprattutto con costanza.
Da questo punto di vista la Provincia sta operando da mesi su vari fronti per costruire un sistema potenziato e coordinato di azioni contro le varie forme di lavoro irregolare.
Tre le principali linee di azione.
1) La prima è quella inaugurata con il protocollo provinciale contro il lavoro nero e l'evasione contributiva negli appalti delle opere pubbliche, strumento che porta maggiore trasparenza ed un reale controllo sull'attività delle imprese che eseguono i lavori pubblici e sui requisiti delle imprese subappaltatrici e che consente, in caso di irregolarità o inadempimenti nella conduzione dei rapporti di lavoro, dei sub-appalti o delle misure volte a garantire sicurezza e salute dei lavoratori addetti, di mettere in atto le opportune iniziative per rimuovere tali problemi.
Oggi, dopo più di un anno di lavoro, il protocollo è patrimonio di 39 amministrazioni comunali. I protocolli sono però cose ottime se vengono non solo condivisi, ma anche praticati; per questo occorrerà favorire da parte di tutte le pubbliche amministrazioni che hanno aderito una puntuale applicazione. Il 21 di novembre la Provincia promuoverà un incontro con tutti i tecnici comunali proprio per superare ogni difficoltà tecnica ed organizzativa: se sarà necessario potrà seguire, tra gennaio e febbraio, un vero e proprio percorso formativo sul protocollo e sull'evoluzione della normativa in materia di appalti. Contemporaneamente la Provincia, le forze sociali e gli enti ispettivi stanno lavorando per l'estensione del protocollo a tutte le altre stazioni appaltanti pubbliche: Ausl, Università, ecc ... in modo che nel 2006 tutti gli appalti pubblici siano presidiati con strumenti omogenei.
Il protocollo richiama il Durc (Documento unico per la regolarità contributiva), strumento di semplificazione della certificazione della regolarità degli adempimenti previdenziali, assicurativi e assistenziali delle imprese del settore edile (tra poco esteso agli appalti di servizi e forniture pubbliche): dopo lunghe incertezze a livello nazionale, grazie all'impegno di Inail, Inps e Casse edili già dall'inizio di questo mese sarà operativo a Reggio e consentirà di effettuare controlli rapidi a chi appalta lavori ma anche ai Comuni rispetto al rilascio o alla sospensione di licenze edilizie.
2) Una seconda linea di lavoro vede la Provincia concorrere ad azioni convergenti fra gli enti ispettivi, principalmente Inps, Inail, Ausl e la Direzione Provinciale del lavoro, alla quale spettano per legge specifici compiti di coordinamento. La rafforzata collaborazione fra questi enti sta già dando risultati concreti: basti pensare che da ottobre 2005 i controlli congiunti degli enti ispettivi sui cantieri edili sono passati da due all'anno a due al mese! Non è un caso che anche le recenti cronache giornalistiche riportino notizia di sanzioni e chiusure di cantieri. C'è una volontà comune di costruire le condizioni per potenziare la capacità di analisi dei fenomeni, coordinamento, controllo e repressione. Per questo nelle prossime settimane si concretizzeranno strumenti di coordinamento e di concertazione con le forze sociali per i quali si sta lavorando da mesi, quali il Cles (Comitato per il lavoro e l'emersione del sommerso) presieduto dalla Direzione del lavoro e la Celi (Commissione per l'emersione del lavoro irregolare), presieduta dalla Provincia, che opereranno in sinergia. Il confronto in questi organismi dovrà far crescere il consenso e la collaborazione delle istituzioni, delle forze sociali ed in particolare delle associazioni datoriali nel far diventare il contrasto al lavoro irregolare una quotidiana centralità nella politica locale. Da questo punto di vista, ad esempio, non può essere più trattata come frutto del destino la patologia tutta reggiana del numero altissimo di lavoratori "autonomi" impiegati nell'edilizia come dipendenti: gli effetti sono patologici, occorre ormai aggredirne le cause anche se il fenomeno risultasse legale.
3) Una terza linea di lavoro della Provincia per potenziare l'azione delle autorità ispettive punta ad estendere e ottimizzare l'impegno delle forze di polizia municipale nel controllo dei cantieri edili. Uno strumento di controllo predisposto con le autorità ispettive sarà proposto a giorni ad alcuni Comuni che intendono sperimentarlo e tra novembre e dicembre a tutte le amministrazioni comunali. L'assunzione di questo impegno da parte dei Comuni amplificherebbe la capacità di monitoraggio e controllo della regolarità dei cantieri. Analogamente si intende operare per integrare l'attività ispettiva con interventi di controllo del territorio da parte dei Comuni sul fenomeno del laboratori cinesi dell'abbigliamento.
La crescente convergenza di queste azioni di contrasto al lavoro nero e irregolare non ci deve far dimenticare un elemento rispetto al quale non si può soprassedere, ma anzi bisogna continuare a protestare. Mi riferisco alle pochissime forze di controllo ispettivo - un quinto di quanto previsto! - su cui può contare la Direzione provinciale del lavoro in una provincia caratterizzata da un tessuto produttivo estesissimo e costituito da innumerevoli aziende. Si tratta di una criticità enorme: nonostante l'impegno profuso sul campo dai pochi ispettori, si contribuisce così in modo determinante alla diffusione delle irregolarità! Appare quindi evidente come, a tutti i livelli, si debba fare pressione affinché un concorso in fase di svolgimento per nuovi ispettori del lavoro, una volta concluso, veda l'effettiva assegnazione alla nostra provincia di un'adeguata dotazione.
(Gianluca Ferrari, assessore provinciale al Lavoro)