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Il libro / “Parole incatenate”, di Carlo Ferrari

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E' stato presentato anche a Castelnovo ne' Monti, quest'estate, nell'ambito della rassegna "Giovedì letterari". Il libro di Carlo Ferrari, professore presso l'istituto "Iodi" di Reggio, tratta di un'esperienza didattica molto particolare: quella fatta in carcere.
Vi proponiamo un'intervista.

Prof. Ferrari, "Parole incatenate": ci spiega il titolo?
Vuole indicare la condizione di restrizione fisica e mentale nella quale si ritrova rinchiuso chi vive la condizione carceraria. La parola, i sentimenti ed il pensiero faticano ad uscire ed a raggiungere un interlocutore esterno; salvo che non trovino qualcuno o qualcosa che aiuti ad avere fiducia in sé e negli altri.

Perché un libro sul carcere? Come è nata questa idea?
Volevo dare maggiore visibilità esterna ad una realtà che la gente conosce poco o male, e comunque solamente attraverso le cose negative. Mentre invece al suo interno si muovono forze ed energie che cercano di accompagnare e sostenere un cammino di recupero e di riscatto da una condizione di abbandono, di miseria, di corruzione materiale e morale, spesso anche dì disperazione. Risorse sono la scuola e la formazione professionale, che, assieme al volontariato, tentano delle risposte e delle opportunità di recupero per un positivo inserimento sociale e lavorativo al momento dell'uscita dei carcere.

In quale ambito ha svolto la sua esperienza in carcere per raccogliere tanti elementi da scrivere un libro?
Ho seguito in carcere per diversi anni, sia come insegnante che come coordinatore, i corsi dell'istituto "Don Zeffirino Iodi", che dal 1995 è presente con diverse classi di operatore dei servizi sociali. In quasi dieci anni di attività oltre un centinaio di detenuti hanno seguito il nostro percorso scolastico e diverse decine di essi hanno conseguito la qualifica professionale di operatore dei servizi sociali dopo tre anni o il diploma finale di Stato dopo cinque anni di scuola. In questo tempo gli studenti detenuti sono stati stimolati, nelle diverse materie di studio (italiano, psicologia, igiene e cultura medico-sanitaria, ecc ... ), a scrivere relazioni, a svolgere esercizi, compiti e verifiche che, partendo dal loro vissuto particolarmente tortuoso e sofferto, li spingesse alla riflessione e ad uno scavo ínteriore, utilizzando il linguaggio e la scrittura come strumenti di avanzamento culturale e di promozione umana, sociale e civile. Ne è venuta fuori una rassegna antologica fatta di racconti, di poesie, di pagine di diario; anche di "storie maledette", che è valsa la pena di raccogliere e pubblicare.

Come sta andando attualmente l'attività didattica dei "Don Iodi" in carcere?
In questi ultimi anni l'esperienza si è consolidata ed oggi sono funzionanti quattro classi, di cui una all'Opg; grazie anche al grande dinamismo dell'attuale preside, Francesco Paolo Baroni, un grande impulso è stato dato all'attività didattica dello "Iodi" in carcere con l'introduzione degli stages esterni per favorire concretamente l'inserimento nel mondo del lavoro dei detenuti nel settore specifico professionale di studio.

Tornando al libro, qual è la sua struttura essenziale e quali le sue caratteristiche? A chi consiglierebbe la lettura di questo volume?
Il libro è composto essenzialmente di due parti: la prima, quella più consistente e secondo me più interessante, è appunto quella antologica, con le testimonianze dirette dei detenuti, annotate e commentate dall'autore e redattore nel contesto specifico di riferimento; la seconda è di tipo critico-didattico e parla del funzionamento dei corsi, con illustrazione di obiettivi, metodologie, finalità e risultati, presentati dal sottoscritto ed avvalorati da considerazioni critiche di vari docenti, dirigenti scolastici, oltre che da operatori di altri centri di formazione, compresi quelli del volontariato. La prima parte è sicuramente indicata per tutti, soprattutto per i ragazzi delle scuole medie superiori, e può anche essere letta liberamente in modo sparso, scegliendo i testi e le testimonianze che possono incuriosire maggiormente (particolarmente interessante il fascicolo di Aleph che presenta saggi, dialoghi interiori, testi poetici, musicali ed artistici di notevole spessore umano e sociale); la seconda è particolarmente consigliata a chi già conosce il mondo dei carcere e vuole confrontarsi con questa esperienza di avanguardia.
Da sottolineare inoltre che il volume apre in copertina con un originale disegno dello scultore Renato Valcavi ed è impreziosito da una significativa e profonda prefazione dell'attrice Ivana Monti Barbato, che ha collaborato e continua a collaborare con il "Don Iodi" in importanti progetti teatrali a favore dei detenuti.

Chi ha concorso e collaborato alla pubblicazione dei volume?
La pubblicazione del volume è stata voluta e seguita finanziarmente dall'Ufficio Scolastico Regionale dell'Emilia-Romagna nella persona dell'ispettore prof. Ettore Piazza, ed ha avuto il contributo ed il patrocinio della Regione con l'interessamento dell'assessore alla cultura Marco Barbieri; oltre ad altri contributi da parte dell'amministrazione del Comune e della Provincia di Reggio Emilia, enti che contribuiranno a diffondere il volume ed i valori da esso proposti presso le scuole e le carceri della Regione ma anche di altre regioni e città italiane.

Il libro sarà collocato anche in libreria per un pubblico generico?
Un centinaio di volumi, su mia espressa richiesta, è già stato posto sul mercato editoriale nella maggior parte delle librerie di Reggio Emilia al prezzo ridotto di 10 euro ad opera del circolo "Don Primo Mazzolari" di Vezzano sul Crostolo che, al di là dei costi di gestione di tutta l'operazione, provvederà ad devolvere parte dei ricavato ad attività benefiche, comprese alcune iniziative a favore del carcere e dei carcerati. Questa scelta è stata fatta per avvicinare anche il grande pubblico ad un problema che è poco conosciuto o noto solo per schemi e semplificazioni, per di più molto spesso sbagliati.

C'è un ultimo messaggio che vorrebbe inviare ai suoi potenziali lettori?
Vorrei leggere direttamente l'ultima pagina con la quale mi accomiato dai lettori e li invito ad una riflessione, dal titolo: "E per finire...".