Cominciamo dalle cose che si contano: da una verifica effettuata in Comunità Montana il nuovo caseificio di Berzana risulta titolare di finanziamenti pubblici a fondo perduto per un totale di 1.052.400 euro, pari a 2.037.730.000 di vecchie lire, corrispondenti al 40% del costo totale dell'intervento.
Di questi, 114.000 euro sono il contributo della Provincia per finanziare lo spaccio dei prodotti alimentari e la realizzazione del parco giochi del caseificio (dove questa estate non si è mai avuta la grazia di vedere un bambino). Di 938.400 euro è il contributo della Regione per la costruzione della struttura del caseficio, in base ad una graduatoria messa a punto dalla Comunità Montana in modo tribolato e discusso.
Questi numeri aiutano a capire due cose. La prima: il caseificio del cosmo Ferrarini è stato tenuto a battesimo da Prodi, Errani, Masini, Pignedoli, Giovanelli ... non se ne sbaglia uno, sono tutti di sinistra, e sono andati a rendersi conto del quasi miracolo grazie al quale pare che a fine settembre 2004 sia stato rogitato l'immobile di Berzana e a novembre la concessione edilizia era già rilasciata. Amministratori che di solito dormono sulle carte sono diventati pepati fulmini di guerra, un tempo record perché non si può far aspettare tutta questa massa di soldi pubblici. Una ricetta che la sinistra vuole portare a Roma per quando governerà il paese.
La seconda: il 3 di settembre un rappresentante del gruppo Ferrarini ricambierà la visita partecipando per la prima volta ad un dibattito nella festa dell'Unità sui temi della qualità e dell'alimentazione. Non potevano mancare perché quelli dell'Unità, è stato detto, di Parmigiano se ne intendono data la quantità che "grattugiano".
Veniamo a noi: la vecchia latteria di Berzana poteva lavorare circa 25.000 quintali di latte all'anno, la nuova è dimensionata per 150.000 quintali ed è solo il primo passo. Ciò significa che questo gruppo industriale dovrà comperare, come sta facendo, stalle, quote latte, foraggere ... se vuole lavorare latte di montagna. Oggi le aziende agricole montane sono in grande difficoltà economica, diverse famiglie sono indebitate e hanno molti pensieri, condizioni nelle quali l'offerta corposa di una realtà industriale, titolare dei finanziamenti pubblici di cui sopra, può risultare allettante e indurre le famiglie a vendere.
Ma non può essere questo il futuro dell'agricoltura montana, con il passaggio a ritroso da coltivatori diretti a salariati, e solo il senatore Giovanelli ha la faccia adatta per fare dell'ironia a buon mercato con quello che lui chiama il "pianto greco dei contadini che non riescono a tenere il passo con i nuovi tempi". Caro senatore, non è "pianto greco" ma sudore e fatica, spesso per poco e a volte anche traditi, anche se per chi vanta di avere una pseudo cultura classica la confidenza con queste cose volgari non può che essere modesta.
La montagna, dove le latterie chiudono per accorparsi, non sentiva il bisogno di questo nuovo impianto aggiuntivo e sovradimensionato che ha bisogno di prodotto da lavorare e lo compra offrendo di più rispetto al mercato (per il momento), mettendo così in crisi altri caseifici. Un impianto sbagliato anche come posizione, posto in mezzo a quattro latterie efficienti una delle quali ha da poco inaugurato uno spaccio di qualità. Perché l'azienda non è intervenuta là dove ci sono latterie deboli che hanno bisogno di accorparsi, attuando con loro una forma cooperativa nuova che avrebbe potuto essere questa sì interessante?
Abbiamo bisogno di utilizzare i soldi pubblici per valorizzare il Parmigiano-Reggiano montano, un prodotto che esiste con una qualità superiore e che necessita di una nuova e ben diversa iniziativa promozionale e commerciale e non di trasferire latte dalla pianura alla montagna.
Se il presidente di Confcooperative Alai impegnerà la sua organizzazione su questa strada condivideremo e sosterremo fino in fondo il suo sforzo.
(Angelo Alessandri, consigliere provinciale Lega Nord - Tarcisio Zobbi, consigliere provinciale Udc)
Ottimi prodotti e gentilissime e molto brave le commesse.
(Maria Grazia Cappelli)
Non posso far altro che condividere il commento più che positivo sulle commesse. Sempre disponibili oltremodo anche con clienti non proprio simpatici ed esigenti. Una delle note positive sono loro. Note negative sono chi per dar aria ai denti fa commenti sui contadini più che stupidi. Io credo che fare i contadini “a tavolino” siano capaci in molti. Aggiornarsi lo fanno solo chi ha cervello fino e risorse buone. Non è un lavoro ben retribuito per chi si alza all’alba 365 giorni all’anno, con la febbre o mal di schiena o altri problemi di salute… e tante volte per fare 60 e 60. Non so se intendo…
(Mariapia)