Le armi fruttano più degli aiuti al terzo mondo e il terzo mondo ne approfitta per spendere più in armi che in interventi sociali, per la sanità o l'istruzione. L'organizzazione umanitaria Oxfam rivela in un rapporto che entro il 2015 moriranno più di 45 milioni di bambini. I Paesi ricchi non stanzieranno le risorse sufficienti ad arginare la crescente povertà. Gli stessi Paesi ricchi, che rappresentano solo il 16% della popolazione della Terra, sono responsabili del 75% del totale delle spese militari mondiali.
Il mercato delle armi non cede, negli ultimi anni è in costante crescita. I dati relativi al 2003 mostrano un incremento dell'11% rispetto al 2001, quasi il doppio rispetto al 6,5 % del 2002. In due anni si calcola il 18% in più di spese militari. Eppure il 2003, e tutto sommato il biennio scorso, registrano il minor numero di conflitti dalla fine della Guerra Fredda sino ad oggi.
Obiettivi e buone intenzioni. Entro il 2015 si vorrebbe: dimezzare la fame, la povertà estrema e la mortalità infantile; dare a tutti l'opportunità di un'istruzione primaria; promuovere l'uguaglianza tra i generi e concedere maggiore autorità alle donne; migliorare le condizioni delle madri; vincere piaghe quali Aids, malaria e altre malattie; assicurare la sostenibilità ambientale; valorizzare un'alleanza globale per lo sviluppo. Sono gli obiettivi del millennio per lo sviluppo, parole che davanti alla prova dei fatti mostrano più di un filo di retorica. Le spese per la difesa infatti sono dieci volte superiori ai fondi ufficiali per l'aiuto allo sviluppo.
Obiettivi e realtà. Gli obiettivi del millennio per lo sviluppo sono stati sottoscritti dai 189 membri dell'Onu, ma non saranno raggiunti facilmente se le risorse andranno ad alimentare il mercato e il trasferimento di armi. Il presidente della Banca Mondiale John Wolfensohn, al quale succederà a giugno Paul Wolfowitz, sottosegretario alla difesa del governo Bush e tra i fautori del concetto di guerra preventiva, ha rilevato "un fondamentale squilibrio" tra i costi per la difesa e gli sforzi destinati ai sussidi agricoli e agli aiuti allo sviluppo.
Secondo il rapporto per il 2004 sullo sviluppo umano dell'Onu, i contributi erogati nel 2002 dai Paesi del Comitato di assistenza allo sviluppo dell'Osce si aggiravano sui 58 miliardi di dollari, circa 65 dollari a persona. In media, per ogni Paese, significava devolvere lo 0,23% del Pil, contro lo 0,33% per il 1990.
Un trend che precipita per il sostegno al terzo mondo, un trend che prende il volo per gli investimenti in armi. Nel 2003, gli americani hanno speso 1200 dollari pro capite per l'esercito, 46 per gli aiuti ufficiali; l'Europa, rispettivamente 358 dollari contro 61. L'Italia destina ad aiuti per lo sviluppo solo lo 0,20% del Pil del 2002, contro lo 0,31% del 1990. Per ogni cittadino italiano ci sono 37 dollari assegnati in aiuti per il resto del mondo. Nel 2003, le spese militari italiane si contano intorno ai 28 miliardi di dollari, circa 450 dollari a persona.
Solo in minima parte, circa un quarto, gli aiuti dei Paesi ricchi sono stati indirizzati al terzo mondo. Le spese militari mondiali sono state pari a 956 miliardi di dollari, di cui quasi la metà impiegati dagli Stati Uniti.
Il costo per il raggiungimento degli obiettivi del millennio è di 760 miliardi di dollari, ripartito in 210 miliardi per permettere a tutti l'accesso ad acqua potabile, 250 miliardi per la riduzione della mortalità infantile, 300 miliardi per l'educazione. La spesa per il traffico d'armi in un anno è maggiore rispetto a quanto sarebbe sufficiente per centrare gli obiettivi del millennio. Se il 10% delle spese militari fosse convogliato verso i fondi per lo sviluppo, i bisogni impellenti che attanagliano il mondo sarebbero soddisfatti.
(I parte)
FONTI
CONTROLLARMI - Rete Italiana per il Disarmo
CONTROL ARMS
Paying the Price. Why rich countries must invest now in war on poverty- Rapporto Oxfam
Guns and Policing - Rapporto Oxfam, Amnesty International, Iansa
Guns or Growth? - Rapporto Oxfam, Amnesty International, Iansa