"Riforma di medio termine della P.A.C. (Politica agricola comunitaria) e suoi effetti sull'agricoltura di montagna": questo il titolo dell'incontro che si è tenuto ieri mattina presso la sala consiliare del Comune di Castelnovo ne' Monti, organizzato dalla Comunità Montana.
L'incontro è stato presieduto da Leana Pignedoli, Presidente dell'ente comunitario, con l'introduzione dell'Assessore competente sul sistema agroalimentare, Afro Rinaldi.
Fra gli interventi maggiormente seguiti vi è stato senza dubbio quello del dr. Maurizio Ceci, coordinatore Area Agroalimentare della Regione Emilia-Romagna, che ha svolto una relazione molto pessimistica, ma, ahinoi, crediamo senz'altro realistica.
Infatti egli dice che la riforma della PAC non andava bene, "e man mano che andiamo avanti ce ne accorgiamo sempre più". Siamo in presenza di una globalizzazione ed internazionalizzazione dei mercati: vi è una chiara necessità di riequilibrio. Ad esempio, grosse sfasature si hanno col mercato del pomodoro che proviene dalla Cina, che fa grande concorrenza alla produzione nazionale, coi cereali che vengono dall'India; coi prodotti ortofrutticoli che vengono dal Maghreb.
Tutti questi paesi producono a costi notevolmente inferiori ai nostri, ed è per questo che la grande distribuzione organizzata si rivolge in quella direzione.
Ma veniamo al prodotto che sta alla base della nostra economia locale, e cioè il Parmigiano-Reggiano; ed in particolare a come poterlo difendere con soluzioni concrete.
Considerando che non si riesce a vendere l'invernengo a circa 7,5 euro, che è già un prezzo da rimessa, come possiamo fare?
Bisogna sapere che c'è un'importazione di grana da nuovi paesi della UE, come Repubblica Ceca e Polonia; ed inoltre si parla di aperture di caseifici russi.
Oggi nei grandi ristoranti, mense collettive, nei pendolini non trovate più il re dei formaggi ma prodotti succedanei, e cioè grana padano e grana estero.
E così il grana padano è aumentato del 13% su 1.500.000 di quintali nel 2004, mentre per il nostro è sì aumentata la produzione del 3%, ma i consumi sono calati del 5%.
Come saltarci fuori? Gli strumenti possono essere i seguenti:
1) autodisciplina: operare insieme con maggiore spirito di aggregazione e studiare la miglior politica di produzione; 2) comunicazione: puntare sulla valorizzazione della qualità;
3) nuovi mercati: andare a trovare cittadini ricchi, perchè nel mondo ce ne sono;
4) commercializzazione: più aggressiva.
Diversamente ci pensa il mercato, perchè chi rimette deve chiudere, e forse i più forti, e cioè coloro che hanno resistito finora, rimarranno e con il calo della produzione il prezzo aumenterà.
Non mi sembra che questa sia la solita crisi ciclica.
Concludo dicendo che è necessario riconoscere al nostro coltivatore di montagna un compenso, perchè è lui il vero manutentore del nostro territorio.