Il boccone avvelenato era nascosto in piccole uova di gallina francesina: un tasso, trovato morto nei paraggi, ne aveva già subito le conseguenze, ma stavolta anche l'avvelenatore non resterà impunito. Gli agenti della Polizia Provinciale lo hanno infatti sorpreso con cinque uova in mano, mentre era intento a disseminarle in prossimità di un corso d'acqua a Gombio di Castelnovo Monti. Per F.P., 67enne pensionato cacciatore di Casina, è dunque scattata la denuncia alla Procura della Repubblica per i reati di caccia con mezzi non consentiti, in periodo di divieto ed in zona di ripopolamento, nonché di getto pericoloso di cose. Il risultato è che F.P. rischia ora fino ad un anno di arresto, alcune migliaia di euro di ammenda e la sospensione della licenza di caccia. Ad aggravare la posizione del pensionato di Casina, anche il fatto che sia in possesso del decreto di guardia giurata venatoria e che, dunque, avesse come compito proprio quello di vigilare sulla regolare attività della caccia. Mentre si attendono gli esiti delle analisi affidate all'Istituto zooprofilattico di Brescia per accertare la micidiale sostanza che era stata inserita nelle uova - attraverso un foro poi chiuso col silicone - e che ha causato la morte del tasso, la Polizia Provinciale sta inoltre compiendo altre indagini per accertare se siano da attribuire a F.P. anche altri fatti analoghi accaduti di recente nella stessa zona.
La ignobile pratica delle esche avvelenate è purtroppo ancora seguita nella nostra provincia, nonostante i cori di protesta delle associazioni ambientaliste e animaliste, i divieti previsti dalla legge e l'allarme lanciato più volte dalle forze dell'ordine e dall'Ausl in ordine alla pericolosità di tali metodi. Ogni anno, specie nei mesi di gennaio e febbraio, sono sempre troppi i cittadini che assistono impotenti all'agonia, tra mille sofferenze, del proprio cane, che durante una passeggiata finisce per ingerire una di queste micidiali esche.
Proprio per contrastare il fenomeno già da alcuni anni la Provincia ha avviato un progetto di sensibilizzazione della cittadinanza in ordine al problema, che sembra in molti casi da ricollegare alla volontà di alcuni cacciatori di eliminare tutti i predatori che possono disturbare lepri e fagiani. A questa opera di sensibilizzazione, si aggiunge ovviamente anche l'attività di controllo da parte della Polizia Provinciale, seppure non semplice a causa della comprensibile difficoltà nel riuscire a individuare questi veri e propri "avvelenatori seriali". Più che giustificata, dunque, la soddisfazione nel comando di via Gorizia per il positivo esito dell'operazione compiuta nei giorni scorsi e che tra l'altro, oltre alla scoperta dell'avvelenatore di Gombio, ha portato al recupero ed al sequestro - nei dintorni di Leguigno e nella zona ceramiche - di strumenti illegali di caccia, in particolare trappole, lacci e tagliole.