Ieri sera (poche ore fa) si è svolta al Centro "T. Romei Correggi" di Cervarezza Terme una seduta del Consiglio comunale di Busana, davvero affollatissima.
Alla riunione, terminata verso la mezzanotte, erano presenti persone provenienti da un po' tutto l'Appennino reggiano. I temi di discussione erano di sicuro interesse, trattandosi delle maggiori problematiche sociali del territorio montano. Cioè gli argomenti su cui sostanzialmente si è incentrato tutto il lavoro svolto dal Convegno ecclesiale della montagna (Cem).
Per questo erano presenti anche alcuni sacerdoti del crinale, che con un loro (discusso) intervento comparso sull'ultimo numero del bollettino vicariale Oltre la Sparavalle, avevano risollevato in particolare i nodi della viabilità e dello spopolamento progressivo di questa terra, "abitata più da caprioli che da esseri umani", e avevano, con tono franco, invitato gli amministratori ad ascoltare di più i loro amministrati.
Come si sa la viabilità, ad esempio, è pane quotidiano nelle cronache di queste contrade. Un tasto tenuto premuto da anni (con successo e indubbio merito) anche dal Comitato Alta Val Secchia, presente anche in questa occasione con propri esponenti.
Presenti ovviamente anche vari politici, tra cui il sen. Fausto Giovanelli, rientrato appositamente da Roma dal congresso del suo partito; Mario Poli, Udc; Robertino Ugolotti, anch'esso Udc, responsabile zona montana; e vari amministratori locali di comuni e Comunità montana di varie tendenze.
Con tali premesse e aspettative non poteva che risultarne un dibattito denso e appassionato.
Ha aperto il sindaco di Busana, Alessandro Govi, che ha convocato questa seduta aperta al pubblico (richiesta peraltro da due consiglieri di minoranza, Friggeri e Ferrari), coordinando la scaletta degli interventi.
Mons. Giovanni Costi ha preso la parola per ricordare alcuni temi specifici di cui si è occupato il Cem: politiche a sostegno della famiglia e della persona, politiche per il mondo dei giovani, politiche e servizi a tutela e valorizzazione degli anziani, politiche di "comunità a valle", politiche di sostegno e valorizzazione della vita nei piccoli centri abitati, politiche di ristrutturazione improcrastinabile della grande e media viabilità, politiche in favore della comunicazione fra i territori montani (e tra queste è segnalato il "potenziamento di Radionova"), politiche per una crescita di spazi e momenti di democrazia partecipata, garanzia della permanenza dei nuclei famigliari e dei giovani in montagna. Carne al fuoco ce n'era parecchia, come si vede.
Ricordato questo recinto di discussione, è toccato al parroco di Ligonchio, don Daniele Patti, esporre alcune considerazioni, "a nome di tutti i miei confratelli". "Voglio specificare che non siamo qui schierati per questa o per quella parte. Noi non siamo preti relegati quassù 'in punizione', in attesa di 'trasferirci' appena se ne presenta l'occasione... al contrario, siamo ben contenti di starci. Parliamo perché condividiamo, giorno per giorno, la vita dei montanari. E in questo senso crediamo giusto cogliere, interpretare e segnalare le loro aspettative. Viabilità difficoltosa, demografia in picchiata (ed elenca minuziosamente i nati e i morti di ciascun comune - nda), sono problemi che ci sono... Come si può non vedere la funzione sociale che ha in un paesino un bar, per dire? Non pensiamo solo al restauro di ruderi... magari anche cose importanti, non discutiamo questo. Ma sarà pure importante favorire anche la permanenza delle persone... O no?".
"C'è una differenza sostanziale tra crinale e pedecollina; quando si parla di 'montagna' dunque occorre distinguere. Certo, ci sono anche cose buone (ci mancherebbe), ma dico che il crinale è in evidente disagio... Anzi, don Daniele usa in chiusura d'intervento un'altra metafora per rendere quel che vuol dire: 'se uno è in coma e due dottori si mettono a discutere sulle terapie anziché intervenire tempestivamente...'".
Un giudizio sul Parco nazionale? Don Patti sospira, lascia passare momenti di silenzio assoluto... e poi non dice assolutamente niente... "Noi sacerdoti crediamo che si debba individuare un pacchetto di 3-4 progetti e insistere su quelli, investirci energie e risorse, intelligenze e capacità... e non disperdere in mille rivoli che più difficilmente risulteranno produttivi...". Lancia un appello: "Siamo in pochi, cerchiamo di unirci al di là degli steccati di qualunque tipo, non ce lo possiamo permettere. Perché non rinnovare incontri come questo, periodicamente? Magari tra un anno per aggiornarci sulla situazione?".
Marino Friggeri, consigliere di opposizione a Busana, dice: "No alla rassegnazione, dobbiamo guardare in alto con lo sguardo, cercare convergenze per il bene della nostra montagna. Propongo un patto tra maggioranza e opposizione; cerchiamo di portarci dietro le forze economiche e sociali". Con tono accorato: "Organizzeremo dei referendum, ad esempio sulla viabilità". Si scaglia contro Castelnovo e il suo centro benessere in cantiere: "Perché tutto solo a Castelnovo? Cosa c'entra un progetto del genere? Il crinale deve pretendere che una fetta di risorse riesca a valicare la Sparavalle, 'Oltre la Sparavalle' (che è anche la testata del bollettino vicariale...), dobbiamo ripristinare il metodo di ascoltare le gente. Il parco è affare solo istituzionale o anche cosa dei cittadini?". Friggeri si rivolge poi direttamente al vescovo, invocando la sua "presenza in questo cammino di speranza dei montanari".
A seguire l'intervento di Fabio Leoncelli, anch'egli esponente di minoranza (un'altra minoranza) a Busana. Dichiaratamente meno diplomatico di chi lo ha preceduto. Ha detto: "Sono scettico circa quel che uscirà da qui stasera. La politica segue strade sue. Dopo le ultime elezioni, diversi Consigli, prima favorevoli ad esempio al prolungamento della Gatta-Pianello, hanno cambiato parere... diverso dalle conclusioni cui era giunto il Cem. Il tessuto sociale delle nostre parti è fragile". Stoccata a Castelnovo: "La sua politica è distruttiva per il crinale. Esempio: vediamo il costo delle case. Comprare nel capoluogo montano è più conveniente. Effetto: la popolazione vi si accentra e la montagna rimane sguarnita". "Per me c'è troppa burocrazia, guardate quante assemblee: Consigli comunali, comunitari, Unione dei comuni, allargamento delle giunte... Tutto questo rispetto ad una popolazione che assomma, nei nostri quattro comuni (Ramiseto, Busana, Collagna, Ligonchio) a circa 4000 anime... ". Sul parco e sulla viabilità Leoncelli spiega: "Potrebbero salvare la montagna. Solo che non dovrebbe esserci l'esagerata burocrazia politica che c'è, che pensa solo al potere. Mentre il potere locale dovrebbe invece spronare e insistere laddove occorre: vogliamo la fondovalle, una viabilità scorrevole; la statale 63 è solo una strada 'panoramica'... ". La politica degli ultimi decenni in montagna è stata sbagliata, afferma l'esponente di "Alternativa locale". "Chiedo al sindaco di rivedere il Psc, inserendo il prolungamento della Gatta-Pianello fino a Collagna". Il suo intervento è quello che, durante tutta la serata, ha riscosso i maggiori applausi.
Una stoccata veloce del vicesindaco, Gustavo Simonelli: "E Leoncelli cos'ha fatto, visto che è stato vicesindaco prima di me?".
Ornella Coli, assessore nella stessa giunta Govi, ha detto: "S'è persa la voglia di stare assieme, c'è indifferenza. Vivere in montagna si può, ma bisogna che ci chiediamo cosa vogliamo fare di noi stessi. Dobbiamo puntare sui giovani e sul volontariato". Mentre parla viene però contestata dal pubblico: "Ma il tema non è questo!", urlano. Il sindaco ripristina e lei prosegue, arrivando "al tema" e incendiando la platea: "Le strade... ma servono davvero?". Nuove e più forti contestazioni dal pubblico. La Coli prova a mantenere il filo del discorso: "Ricordo che uno studio della Provincia del 1999 concludeva dicendo che un'eventuale prosecuzione della Gatta-Pianello avrebbe avuto un'utilità praticamente nulla. Le strade sono la panacea di tutti i mali? No, è un'idea vecchia, da anni '60. Guardiamo le situazioni di Bologna e Parma, che pure hanno le autostrade che attraversano l'Appennino. Preferiamo le strade telematiche".
A seguire un altro assessore della medesima compagine, Daniela Pedrini: "Purtroppo talvolta le istituzioni dialogano più sulla stampa che coi cittadini. Se penso all'immagine usata da don Patti, quella di una montagna in coma, credo che sia più calzante parlare di sofferenza. Mi sono letta il tomo degli atti del Cem, e vi ravviso anche aspetti positivi, non solo ombre". In questi anni, secondo l'amministratrice, "non c'è stato immobilismo. La verità è che ci sforziamo di offrire servizi di qualità a costi contenuti". Sull'Unione dei comuni, varata pochi anni fa dopo l'approvazione di un'apposita legge regionale, esclama la Pedrini: "Quattro debolezze hanno fatto una piccola forza, secondo me. Poi il Parco: speriamo davvero che parta". Parla di Valbona di Collagna: "E' un esempio di una comunità che tiene, nonostante tutto. Qualche segnale buono in campo economico c'è: è nato un nuovo agriturismo, è arrivato Cerwood... ". Sulle strade così si esprime: "La statale 63 credo vada razionalizzata. Poi a me va bene che si possano fare studi su percorsi alternativi. Vorrei però solo che ciò non portasse ad una situazione per cui poi la gente qui viene solo a dormire, perché qui vogliamo soprattutto vivere!". Slogan: "Vivere in montagna si può? Io dico: vivere in montagna si deve".
Brevemente ha quindi preso la parola Danilo Casanova, per sottolineare in particolare la sofferenza demografica: "L'assessore Coli vantava i micronidi. Se continua così presto si dovrà pensare agli ospizi". "Si parla solo di tagli. Il ritornello del centrosinistra sembra quello che le strade non portano sviluppo. E poi col sindacato (il riferimento è a Dusca Bonini, della Cgil di Castelnovo, presente in sala - nda): a forza di parlare di 'piani di sviluppo' invecchiamo...".
Pietro Odorici, della Federimpresa Artigiani, telegrafico: "Si parla di coma del crinale. Secondo me è effettivamente una strada senza ritorno. Dobbiamo preoccuparci di mantenere le attività economiche in montagna. Nell'Appennino modenese c'è una strada di penetrazione che arriva fin quasi sotto il crinale. Tutti gli altri servizi di cui avete parlato (micronidi, ecc... ) vengono di conseguenza se si mette mano alla viabilità".
Marco Costa, anch'egli assessore (ai lavori pubblici) di Busana: "Credevo di venire qui e sentire parlare più di crisi esistenziali dei giovani, di valori... Io vengo da Spezia, ma devo dire che in montagna si vive e si vive bene. Parlare solo di strade è limitante. Del resto, gli atti del Cem non parlano solo di quello... Se si discute di priorità dico che per me è la statale 63". Chiaro e conciso.
Ha poi preso la parola un altro giovane, il 33enne Riccardo Bigoi, consigliere di Ligonchio. "Lavoro in pedecollina e devo risiedere, durante la settimana, a Parma. Ma ogni week-end sono nel mio paese. Nessuno l'ha detto, ma io vi chiedo: qual è l'eccellenza della montagna? Sono i montanari stessi. Da cui derivo il discorso della centralità della persona e quindi della famiglia. Bisogna creare lavoro (anche per le donne perché uno stipendio non basta più) perché le famiglie possano avere un futuro qui". Prosegue: "Guardo la cartina del territorio del Parco e vedo che la vera zona centrale per l'accesso non è la 63 ma la zona della fondovalle Secchia. Lì dunque bisogna intervenire". Conclude con una nota polemica, sulla scia di quanto già fatto osservare da Leoncelli: "Si parla di tagli alle risorse e ci si lamenta. Bene, ma intanto gli assessorati si moltiplicano".
E' poi intervenuto Claudio Bucci, "grande vecchio" della politica locale, che ha esordito con un: "E' morto Remo. Remo di Busana, lo conoscevate, no? Intanto sulla zona gialla (quella che comprende il territorio oggetto del futuribile prolungamento della Gatta-Pianello) si dice: 'studieremo'. Va bene, ma intanto, ripeto, Remo è morto. Voglio dire che finchè non si parla dicendo: 'decidiamo' invece che 'studieremo', non si muoverà niente". "Siamo tutti d'accordo che gli abitanti devono rimanere. Ma se - com'è natura - la popolazione invecchia, che si fa se non si interviene urgentemente?". Per Bucci i nodi critici da affrontare senza perdere tempo sono sostanzialmente due: la viabilità e la valorizzazione produttiva del nostro ambiente. "La grande viabilità, in tutta Europa, è di fondovalle. Dire no alle fondovalli e non proporre nulla di veramente alternativo non è da politici seri e intelligenti. E' inutile: la 63, anche correggendola, non è la soluzione. Come si fa a dire che le strade non servono? Sappiamo che esiste il pendolarismo: perché demonizzarlo? Ma, certo, bisogna che le arterie siano sicure, scorrevoli, razionali... La gente chiede questo".
Un cittadino anziano di Ligonchio, certo signor Bigoi, si limita, con tono infervorato, ad un: "Solo perché s'è mosso il comitato si è fatto quel pezzo di strada giù al Pianello!... ".
Vittorio Romei, di Cervarezza: "Bisogna, si deve avere fiducia, certo, ma in concreto che si fa? Il disagio che vivono i cittadini che abitano queste zone è reale. Sostengono più spese, ad esempio di riscaldamento. Chi vuole investire deve essere aiutato. Faccio una proposta: detassiamo". Affascinante.
Dusca Bonini ringrazia il sindaco Govi per il coraggio dimostrato nel consentire lo svolgimento di questo dibattito. Afferma che bisogna proseguire questi incontri. "Chi ha parlato di coma è stato fin troppo gentile. Ci sono in montagna tanti casi di cassa integrazione, un istituto in cui quando si entra non si sa quando se ne esce. Sulla Gatta-Pianello: ok, però non ci si può fermare ad aspettare solo quella... bisogna guardare avanti... puntare su alcuni progetti... Poi ci ritroviamo a fare il punto della situazione...".
E' toccato infine al sen. Fausto Giovanelli. Ha esordito con un uno-due che si rivela non proprio azzeccato. Uno: "Provengo or ora dal congresso dei Ds e Prodi mi prega di portare i suoi saluti ai parroci presenti". Boato in sala. Udita una voce alle spalle del cronista: "Anche mia sorella manda a salutare!". Due: "Sapete che parte politica rappresento: mi avete eletto voi". E qui i "Nooooo!" e tanti ditini che fanno il segno di diniego si sprecano. Giovanelli incassa e corregge sportivamente: "Beh, magari altri, ma sono stato eletto qui". L'incipit infelice indispone la platea che poi lo beccherà ripetutamente durante il suo intervento, tanto che ad un certo punto esclamerà, piccato: "Non mi faccio intimidire!".
Ha detto, tra l'altro: "Per il parco sono state fatte 250 assemblee, quindi non si può dire che sia una cosa calata dall'alto. Nego poi recisamente che si sia ritardata l'istituzione del parco nazionale per far entrare Castelnovo". Rivolto a don Daniele Patti: "Lei deve avere il coraggio di dire che il parco non le piace. E non nominarlo e poi tacere. Se non le piace lo dica chiaramente. Abbiamo dei doveri di verità. Quella verità che è un valore sia cattolico che laico". Prosegue: "Ho lavorato direttamente sulla più importante opera pubblica della montagna, la galleria del seminario. Circa quest'ultima, ricordo che c'era chi voleva fare un'assemblea contro (riferito a Friggeri, che, lì vicino, scuoteva il capo - nda)". "In montagna è l'agricoltura la base di tutto. E questa cosa, mi permetto, forse il Cem non l'ha considerata abbastanza nei propri lavori". "Basta con la contrapposizione montagna-pianura. Circa i tempi di percorrenza, chiedete al mio collaboratore, che abita a S. Ilario, quanto ci impiega ad arrivare nel mio ufficio alla Canalina... Un'ora, ci impiega". "Se uno sviluppo ha bisogno di cento cose, non ci si può illudere di risolvere tutto demandando quattro progetti agli ingegneri...".
Come si diceva il senatore è stato più volte interrotto ("lei ci prende in giro!"; "Sirchia ha detto di non fumare: tu vendi fumo!", tra gli altri).
Egli ha poi concluso, prima della chiusura formale di questo animato ed interessante Consiglio (veramente) aperto da parte del sindaco di Busana, Govi, mostrandosi possibilista, se non verso l'oltre-Pianello, circa l'idea di un traforo transappenninico di collegamento tra l'Emilia e la Toscana, "terra con cui dobbiamo fare sistema".