Non è cosa facile ricordare Annalena Tonelli nel modo scarno, che si addica alla discrezione e al silenzio con cui è vissuta e non tradisca il suo ultimo desiderio di tacere di lei, ma piuttosto di dare gloria a Dio. Maria Teresa Battistini, missionaria con lei per tanti anni, ci è riuscita in modo degno, facendo partecipe tutti, a Castelnovo ne’ Monti, nella chiesa della Resurrezione il 21 gennaio scorso. Di Annalena, uccisa a Borama, in Somalia, nel 2003, tanto si è detto e scritto. La sua è stata una chiamata al deserto sulla scia di Charles de Foucald, l’eremita del Sahara. E’ stata uccisa da un fondamentalista islamico, forse a causa della sua lotta alla circoncisione femminile. Eppure di lei, donna, non musulmana, non sposata, non madre, un imam ha detto che era meglio di tanti musulmani e che li aveva aiutati come nessuno aveva mai fatto. Maria Teresa ha ricordato i frati trappisti uccisi in Algeria, sempre da fondamentalisti islamici, e ha letto le parole del loro vescovo, che sono anche la visione di Chiesa di Annalena: “La Chiesa inganna se stessa e il mondo quando si pone come potenza in mezzo alle altre, come un’organizzazione, seppure umanitaria, o come un movimento evangelico spettacolare. Può brillare, ma non brucia dell’amore di Dio forte come la morte”. Annalena si è abbandonata completamente a Dio, islam significa proprio “abbandono”, e si è lasciata bruciare, consumare con gioia dal fuoco dello Spirito, fino a morirne.
Abbiamo rivolto a Maria Teresa Battistini alcune domande.
Secondo lei, l’islam può essere un pericolo per l’occidente e per la nostra Chiesa?
Noi conosciamo l’islam stravolto, questa tossina che lo ha deformato e ha creato un’ideologia, ma l’islam vero non è fondamentalista. Il problema è grosso, lo so. Anch’io ho paura di queste moschee, anch’io le temo. Ma le temo, più che altro, perché da noi c’è un vuoto spirituale che oggi l’islam viene a riempire. In fondo l’islam, anche il migliore, ti dimostra una fede senza dubbi, mentre la nostra è una civiltà che non ha fede. C’è dentro tutto: il denaro, il benessere, ma non c’è l’esperienza di Dio, la sete di Dio. Il problema è nostro: non sappiamo soddisfare la fame del sacro che hanno le giovani generazioni.
E’ possibile, dunque, un dialogo con l’islam?
Annalena diceva che bisogna vivere con loro, condividere la vita quotidiana: questo è il dialogo. Nella condivisione di vita tu vedi che sono uomini come noi, che come noi hanno bisogno di sentire che hanno un’origine eterna, hanno fame di Dio come noi….Gandhi diceva: “Se tu vai al cuore della tua religione, vai al cuore di tutte le religioni.” Al cuore, saltando tutte le tradizioni. Le efferatezze che fa l’islam oggi le abbiamo fatte noi, loro uccidono in nome di Dio, noi abbiamo ucciso in nome di Dio. Il nome di Dio, lo dice anche Turoldo, è il nome più insanguinato della storia.
Cosa dobbiamo fare come cristiani?
Vi riporto una poesia di padre Turoldo, riprese le parole di Paolo VI: “Fratello ateo/ nobilmente pensoso/ alla ricerca di un Dio che non so darti/ vieni, andiamo/ andiamo insieme oltre la foresta delle fedi/ nudi verso il nudo essere./ E là, dove la parola muore/ abbia fine il nostro cammino.” Se vai al cuore della tua fede, se vai alla mistica, tu trovi che il sufismo parla come parla Elisabetta della Trinità. Tu non sai più se è un mistico tuo o un mistico dell’islam.
Qual è la differenza forte tra islam e cristianesimo?
Nell’islam manca la pietà. Manca il Cristo della compassione. L’islam è una religione luminosa per il senso di Dio, anche se oggi nelle città non c’è più niente di quella fede, il consumismo è arrivato anche là: ha tolto la fame e la sete di Dio. Da offrire ai musulmani abbiamo il nostro cristianesimo che è misericordia, compassione, perdono. Loro non hanno il perdono, hanno la vendetta. Per questo la guerra in Iraq è una cosa terribile: ha scatenato ancora di più la loro vendetta. Si è innescato un meccanismo per cui ora sembra tutto un fallimento. Invece bisogna andare avanti: è morta Annalena, è morto Luther King, è morto Gandhi, è morto Cristo ... Il cammino della non violenza provoca dei martiri, ma bisogna andare avanti, portare avanti ciò che ci ha lasciato il Cristo: ai nemici, ai persecutori tu devi opporre la non violenza e addestrarti a…morire, portando avanti questa causa per l’uomo.
Che pensa della proposta di avviare una causa di beatificazione per Annalena?
Non vogliamo che la facciano santa: non si può imprigionarla e imbrigliarla in un santino devozionale. In lei c’è qualcosa di più: è una cristiana del futuro, del cristianesimo futuro. Cristo è più grande di tutte le nostre Chiese, dei nostri sguardi parziali puntati su di lui; non possiamo appropriarci di Annalena: è una creatura dello Spirito.