Anche al Bismantova di Castelnovo andrà in scena, il 25 gennaio, “L’Affaire Mortara”, spettacolo teatrale che sta creando non poche polemiche nel mondo cattolico reggiano. Il settimanale diocesano La Libertà ha infatti chiaramente disapprovato l’inserimento dello spettacolo nelle manifestazioni per il giorno della “Memoria” e L’Informazione di oggi afferma che “genererebbe confusione storica.” Ricordando che fare giustizia nella storia non significa giustificare qualsiasi atto eticamente sbagliato, sia pur compiuto da un papa santo e in un contesto dove tutti i cristiani, cattolici, ortodossi e protestanti, si sarebbero comportati nello stesso modo, ricordiamo di cosa si tratta.
È la storia di Edgardo Mortara, ebreo, rapito all’età di sei anni nella Bologna del 1858. La polizia pontificia bussa alla porta di un mercante ebreo, Momolo Mortara, e pretende la consegna di uno dei suoi figli, il piccolo Edgardo. La famiglia tenta disperatamente di opporsi, ma è tutto inutile: l´Inquisitore è venuto a sapere che Edgardo è stato battezzato in segreto da una domestica. Il piccolo è trasferito a Roma, nella Casa dei Catecumeni, per perfezionare la sua educazione cattolica. Un “affaire” che fece scalpore nell’Ottocento, suscitando accese polemiche in Europa e in America. Il grande orgoglio con cui la Chiesa dava notizia del battesimo degli ebrei convertiti continuò sino al tempo del rapimento di Edgardo. La rubrica del più influente giornale cattolico dell’epoca, La Civiltà Cattolica, riportava gli episodi di conversione, ovunque avvenissero. La battaglia sul caso Mortara coincideva con la disputa all’interno della Chiesa su quale fosse il grado di potere da riconoscere al pontefice. Ne risultò un rinnovato impiego della Chiesa come bastione del potere secolare. In tutta Europa fu ripristinato l´Ordine dei Gesuiti e vennero promosse tutte le forme di devozione popolare, tra cui il culto mariano e le manifestazioni legate alle apparizioni. Furono negoziati nuovi concordati che segnavano una ritrovata armonia fra trono e altare. L´idea che gli ebrei rapissero regolarmente bambini cristiani per spillarne il sangue era molto diffusa in Italia all’epoca del caso Mortara e, per quanto rigettata dall’élite liberale, era intimamente radicata tra il popolo. Favorendo la decisione di Napoleone III ad intervenire in Italia, la cattura di Edgardo Mortara diede di riflesso il colpo di grazia al governo pontificio. I giornalisti francesi che dipinsero l´affaire Mortara come la goccia che faceva traboccare il vaso, si concentrarono sulle reazioni dell’opinione pubblica francese. Tanto per inquadrare Pio IX nel contesto del rapporto tra Chiesa e Stati di allora, ricordiamo le dottrine “perniciose” da lui condannate da nel suo “Sillabo”: che la gente debba esser libera di professare la religione che ritiene migliore; che perfino i non cattolici possano aspirare alla salvezza eterna; che i cattolici possano dissentire con l´esigenza del potere temporale del papa; che debba esserci separazione di Chiesa e Stato; e che il papa possa e debba riconciliarsi e approvare il progresso, il liberalismo e la civiltà moderna.
Quando si parla di persecuzioni contro gli ebrei, si ricorda soprattutto, e a ragione, l’olocausto nazista. Ma quando vennero aperti i cancelli dei campi di sterminio, un papa compose questa straordinaria preghiera: “Rechiamo sulla fronte il marchio di Caino. Nel corso dei secoli il nostro fratello Abele giacque nel sangue che noi spargemmo e pianse le sue lacrime perché noi abbiamo dimenticato il Tuo amore. Perdonaci, o Signore, per la maledizione che attribuimmo falsamente al loro nome di Ebrei. Perdonaci per averti crocefisso una seconda volta nelle loro persone. Infatti non sapevamo quello che facevamo”. Il primo papa a chiedere perdono - poteva essere altrimenti? - fu Giovanni XXIII. Fu una specie di ammenda per le centinaia di documenti antisemiti pubblicati dalla Chiesa tra il sesto ed il ventesimo secolo. Prima di diventare pontefice, Angelo Roncalli era stato delegato apostolico in Turchia e in Grecia, proprio quando Hitler salì al potere. Rilasciò certificati di battesimo falsi a 4mila ebrei affinchè potessero dimostrare di essere cristiani e sfuggire all’olocausto. Il suo atteggiamento verso gli ebrei pose fine all’intolleranza, alla segregazione, alle persecuzioni avallate, purtroppo, anche dalla Chiesa contro chi “aveva ucciso Dio”. Papa Wojtyla, in occasione del Giubileo del 2000, il 12 marzo, ha chiesto perdono “per le forme di antitestimonianza e di scandalo” praticate nell’arco della storia dai figli della Chiesa e la Chiesa non può chiedere perdono se non per fatti veri e obiettivamente riconosciuti.