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L’intervista / Memoria, Sorriso, Impegno: pace e fratellanza nelle parole di Moni Ovadia

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Nel maggio scorso abbiamo incontrato Moni Ovadia al termine del suo spettacolo "La Bottiglia Vuota", allestito presso il teatro Bismantova di Castelnovo Monti. Un commento di quella serata è stato pubblicato sul sito di Redacon sul finire della primavera e una trasmissione radiofonica è stata ricavata da quella intervista.
Lei ha realizzato uno spettacolo che si chiama "La Bottiglia Vuota". Che cosa simboleggia e cosa significa la bottiglia vuota?
"La Bottiglia Vuota" è un racconto su come aspettare il Messia. Tre ebrei si trovano nel bagno rituale - il bagno rituale è quello che si fa per purificarsi, è da lì che nasce il battesimo di Gesù. Sono tre uomini che schematicamente rappresentano i fondamentali tipi di ebreo: l'ebreo tedesco, di cui Freud diceva che fossero più tedeschi dei tedeschi; l'ebreo mistico, di cui ho parlato principalmente, quello barbuto, quello che svolazza nei quadri di Chagall; l'ebreo razionalista, quello che è tutto testa, interpretazione e metodo storico/critico. Vengono a sapere, mentre sono nel bagno purificatore che arriverà il Messia nella loro cittadina tra due giorni, alle dieci di mattina. Non lo dicono a nessuno, vogliono avere loro l'onore. Si preparano, alle dieci meno dieci sono lì nella piazza della loro cittadina. Alle dieci e cinque secondi, l'ebreo tedesco guarda l'orologio e dice: "Non viene, non viene": la puntualità, innanzitutto. Gli altri due rimangono. Verso le dieci e un quarto una bella figura luminosa si fa avanti. E' lui; loro due semplicemente si inchinano e danno il benvenuto al Messia. Il mistico sta cantando, mentre il razionalista si fa avanti: "Per la tua venuta ho preparato un commentario ad un versetto della Bibbia", e così parla dottamente per venti minuti. : "E' tutto quello che hai saputo preparare per la venuta del Messia?" replica il Messia un po' deluso. L'ebreo razionalista si giustifica: "Solo due giorni fa ho saputo del tuo arrivo, se l'avessi saputo una settimana fa avresti sentito il commentario più sofisticato che tu potessi ascoltare. Nel frattempo l'ebreo mistico balla e canta. Il Messia gli si rivolge: "E tu cosa hai portato per la mia venuta?". L'ebreo mistico, dal suo kaftano sudicio di pelo, pieno di patacche, infilando le mani dentro al tascone interno, estrae una bottiglia di vodka da cento litri, con un avanzo sputazzato di vodka, pure bisunta, e risponde [ndr. con voce da allegro ubriaco, canticchiando]: "Io ho portato questo per la tua venuta, yayaya". Il Messia dice: "Ma scusa, tutto quello che hai portato per la venuta del Messia è questo avanzo sputazzato di vodka in una bottiglia vuota e bisunta?". E allora l'ebreo mistico: "Sai, ho saputo che venivi solo due giorni fa, e capisci, ho passato questi due giorni a brindare alla tua venuta; certo, se tu fossi venuto una settimana fa, sarebbe stato fantastico, ti avrei portato la bottiglia vuota". Ecco, così ci si prepara alla venuta del Messia.
"La Bottiglia Vuota" parla di ebrei e zingari attraverso la cultura e la musica dei due popoli, due popoli che hanno patito la diaspora europea in passato, come ha detto durante lo spettacolo. E allora mi chiedo: ora che l'Europa si allarga, quale può essere la funzione del teatro e del recital per unire popoli e culture, per testimoniare la pace?
Come dicevo all'assessore alla cultura della vostra città, io amo questi posti perchè sono i luoghi del Maggio. La politica tira l'ordito del tessuto europeo, la trama la fa la cultura. La cultura farà sì, se verrà valorizzata come deve - bisogna investire sulla cultura, bisogna che sia il pane, non il fiore all'occhiello - che l'Europa diventi l'Europa dei suoi cittadini, delle sue genti, delle sue maggioranze, ma anche delle sue minoranze, e se non sarà l'Europa delle maggioranze e delle minoranze con pari dignità, sarà un'Europa maledetta, perchè la maledizione d'Europa è stato avere creato conflitti tra maggioranze e minoranze, avere praticato la logica della forza invece che la logica dell'incontro: abbiamo visto che cosa abbiamo avuto in Europa, fino alla ex-Jugoslavia. Solo la cultura ci può salvare da questo, perchè la cultura è il luogo in cui si accende la comprensione delle diverse identità, le identità si incontrano, si fertilizzano e prolificano insieme.
Mi sembra di ricordare, avendo letto qualche recensione a precedenti rappresentazioni de "La Bottiglia VUota", che dietro il palcoscenico, a sfondo, durante una di queste, fosse stato sistemato un manifesto con scritto: Memoria, Sorriso, Impegno. Queste tre parole possono essere elementi per uno stile di vita che guarda alla pace?
Assolutamente sì. La Memoria non è il ricordo nostalgico, la Memoria è un progetto per il futuro, è il timone per navigare nel futuro. Se non sai da dove vieni, come puoi sapere dove vai? Se non conosci l'origine del tuo cammino, dove camminerai? Sarai come albero senza radici. Quindi ricordarsi che la Memoria è un progetto per il futuro : senza Memoria non abbiamo identità. Dico sempre agli studenti nelle scuole: se io prendessi uno di voi e lo mettessi in una macchina, lo lasciassi integro, nelle sue inclinazioni, nel suo corpo, completamente integro, e senza fargli del male poi gli cancellassi la Memoria, potrei fare di lui quello che voglio, sarebbe uno schiavo: perchè non saprebbe chi è. L'Impegno: una vita senza Impegno è una sopravvivenza, non è un vita. Un uomo che non ha un Impegno per costruire la fratellanza universale spreca la sua vita. La sua vita è questo: produce, consuma e lascia spazzatura. Come diceva una maglietta statunitense, una t-shirt: Se vivi così cosa ti succede? The life is hard and then you die! La vita è dura e poi muori. Che cosa avrai fatto? Ma se tu iscrivi te stesso in quel grande cammino di liberazione, di fratellanza, allora la tua vita vivrà, vive nell'eterno. C'è una preghiera dell'Ebraismo che dice: "Dio che resuscita i morti". Il mio maestro dice: "Non resuscita gli uomini morti, resuscita i significati morti". Allora solo l'Impegno ci dà vita e riattiva i significati per produrre senso. E il Sorriso. Se noi non sappiamo ridere di noi stessi, quindi riconoscere i limiti di essere umani, faremo di noi stessi degli idoli, e diventeremmo un disastro per questo pianeta. Solo sapendo ridere di sè stessi ci si libera dal peggiore degli idoli, quello che facciamo di noi stessi.

(se vuoi approfondire, www.moniovadia.it)