Riceviamo e pubblichiamo.
___
Carissima redazione,
sono una ragazza di sedici anni e il mio nome è Asia Zanicchi. Stimo molto il lavoro che fate soprattutto perché ritengo che l’informazione sia la prima arma contro chi pratica l’ignoranza di massa, il che, purtroppo, oggi giorno non è da escludere.
Sfogliando le notizie mi sono soffermata sul titolo “Imam di Felina rimpatriato dalle forze dell’ordine” e, subito dopo, mi sono interessata ai commenti che le persone hanno dato in seguito a questo titolo. Nulla di nuovo, osservo da tempo il mutamento della visione dell’ “altro” da parte dei miei paesani, sia nella vita sociale che in quella privata e mi rendo conto che stiamo urlando ad uno specchio. Gli stessi accusatori di estremismo applicano una visione radicale (direi un sinonimo molto azzeccato) nei confronti di questi ultimi. Ho solo sedici anni e forse di certe cose nemmeno dovrei parlare, perché immagino che ci siano persone che comprendano davvero cosa significhi entrare in una guerra che loro stessi non hanno mai desiderato né cercato di sostenere, eppure la diversità viene vista ancora come uno svantaggio nonostante le varie dimostrazioni che ci hanno donato risultati di socializzazione e scambi di culture. L'umanità è costituita principalmente da errori, uno di questi è sicuramente la presunzione di poter scagliare la prima pietra. Con questo non intendo sostenere che le accuse e il gesto compiuto dalle forze dell’ordine siano errate, sostengo però che il trattamento tra italiano e immigrato presenti delle differenze abissali. La diversità spaventa, e dopo tutto quello che accade oggi giorno nel mondo, la paura funziona da palliativo alla ragione e a tutto ciò che è stato nel passato. Vorrei poter dire di più ma effettivamente leggendo i commenti sono rimasta impassibile, perché ora mai la giustificazione del terrorismo porta le persone a comprendere certi discorsi, io ancora non li accetto. Studio diritto e antropologia culturale, materia interessante perché prende in analisi diverse culture e comportamenti. Ringrazio chi mi ha fornito i veri mezzi per poter essere informata, e ritengo che la vera notizia da esprimere siano le reazioni delle persone di fronte alla realtà multiculturale. Pensare che una volta il nostro stesso popolo veniva definito “l’altro” dai grandi paesi più ricchi, ma il tempo non offusca solo le menti ma anche i ricordi e con essi la pura e semplice realtà.
Vorrei che questo pensiero venisse pubblicato, sogno di essere una scrittrice da sempre, perché certe cose si riescono a riordinare solo su un foglio di carta.
Cordiali saluti da Asia, ancora complimenti per lo splendido lavoro svolto!
-----
RISPONDE LA REDAZIONE: La sua lettera, Asia, mette in risalto tre notizie di rilievo. La prima: a sedici anni c'è ancora voglia di leggere e essere informati, oltre ai social media. E' una buona notizia. La seconda: lei giustamente ricorda di quando "l'altro" eravamo noi montanari, emigrati ora a Milano, a Genova a servizio, in cerca di fortuna oltre gli oceani e avremmo voluto qualcuno che, magari, ci soccorresse come ora facciamo noi coi migranti. La terza: sull'intolleranza, anche dinnanzi a casi di terrorismo eclatanti, non si scherza. Come redazione abbiamo fatto la scelta di cestinare tout court i commenti volgari o razzisti. Eppure c'è ugualmente un dissenso che a lei turba e, certo, la capiamo. Solo su una cosa, però, dobbiamo fare chiarezza: che il valore dell'altro deve partire dall'uguaglianza tra uomo e donna, tra uomo e uomo e tra religione e religione. Su queste basi davvero l'altro può essere risorsa.
Concordo con la giovane, ma c’è un fanatismo islamico che preoccupa; nulla a che fare con la religione islamica, certamente, ma un male che ci siamo portati in casa. Colpa di chi?, chi ha realmente bisogno va aiutato! Credo anche comunque a tutto ci sia un limite, sono stanco di vedere extracomunitari in albergo e cittadini italiani sotto i ponti. Spero di essere capito.
(Angelo Covili)
Complimenti ad Asia, una bella dimostrazione di maturità, a 16 anni! C’è chi ritiene di rispondere al terrorismo con la violenza; i fanatici vanno certamente isolati, quelli non in regola, espulsi. Ma gli altri vanno aiutati, anche perchè ricordo che tempo fa gli “altri” eravamo noi che, oltretutto, fuggivamo da una dittatura.
(Luciano Ferrari)
I commenti razzisti… che vuol dire? Quando gli altri eravamo noi non abbiamo mai avuto quei trattamenti di favore che il nostro governo dispensa agli immigrati. Mi duole ricordare che l’accoglienza è un diritto solo per i rifugiati che fuggono da una guerra, per gli altri è un dono che fai se lo puoi fare. Adesso non si può più! E’ razzismo questo? Soprattutto quando dall’altra parte invece che gratitudine c’è solo livore e rabbia.
(Alfione)
Complimenti, Asia. Dobbiamo isolare gli estremisti e i fanatici di qualunque religione, nazionalità o sesso siano, e di questi tempi è sempre più facile vederli e sentirli. Giovani come te sono la speranza.
(Monja)
Mi dispiace che alcuni si sentano accusati di razzismo in questa lettera, non era il mio obiettivo.Come non nego l’esistenza di estremisti pericolosi, ma purtroppo noto che si tende a generalizzare troppo; come non tutti gli italiani sono mafiosi ritengo che la stessa differenziazione debba essere fatta per gli immigrati. Ringrazio tutti per aver letto la mia lettera perchè per me è un traguardo importante.
(Asia)
Mio papà è emigrato all’estero per lavorare, vita dura e ricordo che diceva che ha dovuto sempre rispettare le regole e così riusciva a vivere. Io che ho avuto più possibilità di mio padre ho potuto lavorare a casa mia, ma ho sempre rispettato le regole, pagato le tasse e ho sempre cercato di rendermi utile. E’ facile, si fa sempre bella figura a dire accogliamo tutti, certo è un dovere aiutare chi ha bisogno, ma chi è che deve coordinare e garantire l’accoglienza e la sicurezza; ognuno di noi può aiutare, contribuire, ma le istituzioni devono avere la situazione sotto controllo. Devono sapere come aiutare i profughi e migranti, ma anche controllare cosa fanno, se delinquono, se creano problemi veri alla popolazione. Diamo aiuto, mettiamoli in grado di vivere, ma chiediamo a loro il rispetto delle nostre regole e anche un po’ di integrazione. Non è tollerabile che sia tutto permesso. Poi è ben evidente che questa crisi non aiuta nessuno e allora bisogna stare bene attenti a non trascurare anche chi non è un migrante ma magari è in difficoltà.
(mg)
Brava Asia, un bell’articolo! Abbiamo parlato solo un paio di volte, ma le persone che hanno qualcosa da dire lasciano il segno e un bel ricordo. Spero di leggere altri tuoi articoli.
(Elisa Albertini)
Quando noi italiani emigravamo andavamo via per lavorare. Prima ti cercavano il posto, tramite conoscenti, o parenti, poi si partiva. Ho avuto i miei genitori e anche i nonni a “servizio”. Detto questo, il fatto di non poter esprimere un giudizio diverso dai “buonisti” nel nostro paese in cui paghiamo tasse e rispettiamo le regole è qualcosa di indecente. Visto quello che succede in giro per l’Europa. Proviamo ad andare in qualsiasi Paese in cui bruciano le chiese a vedere quanto siamo tollerati noi. Non è razzismo ma rispetto verso un Paese che ha la sua cultura e la sua storia.
(SS75)
È sempre facile buttarla sul razzismo, allora visto che gli attentati in Francia sono stati compiuti da musulmani di 3a generazione, cittadini francesi, a me pare chiaro che è un problema di visioni opposte di civiltà (termine tanto caro alla signora Monia). Visto che continuate a dire che la religione islamica è una religione di pace e tollerante, fornitemi un esempio di stato islamico democratico e la smetto di fare il brutto razzista intollerante. E continui a studiare, che qui può farlo: vive in un paese democratico. Saluti.
(Lollo)
Mi trovo spesso all’estero per motivi di lavoro, rispetto le loro regole, le tradizioni, le religioni e da buon cristiano esigo che tutti gli extracomunitari che vogliono restare in Italia facciano lo stesso. Siamo un Paese democratico, ma se non accettano le nostre regole sono liberi di andarsene (non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani). Quindi, cari musulmani, fate manifestazioni in piazza contro questi fanatici, il vostro silenzio equivale al consenso al pensiero di questi disgraziati!
(Onelio)
Cerco di esprimere il mio umile pensiero sull’argomento. In una trasmissione della tv nazionale l’altra sera ascoltavo un dibattito e un’intervista ad un antropologo, di cui mi sfugge il nome, il quale con tono pacato sosteneva che è impossibile un’integrazione tra musulmani e noi, in quanto la nostra Costituzione e all’antitesi della loro ideologia, per cui ci saranno sempre scontri. Mi sembra abbia azzeccato in pieno il discorso e il succo della questione. Se pensarla in questo modo è da razzisti mi onoro di esserlo cara, signora Monia.
(Riki)
Signor Lollo, lei non ha bisogno di smettere di fare “il brutto razzista intollerante”, ognuno è quello che pensa. Da quando uno Stato teocratico può essere democratico? In nessun caso, è uno Stato che si basa su regole religiose e quindi non riconosce nessuna libertà al di fuori del seguire le leggi imposte dai testi sacri. Non riguarda solo l’Islam, ma è la concezione di teocrazia che mina le fondamenta della democrazia. Si parla di guerra, infatti siamo in guerra, ma è principalmente una guerra interna all’Islam e noi nolenti o volenti ci siamo dentro, parliamo di Islam come fosse un monolite, ma questa è un’immane sciocchezza, dovuta spesso ad ignoranza. All’interno dell’Islam ci sono molteplici anime, “correnti”, possiamo banalizzarle così, per capirci. Non è l’Islam il problema, ma una sua “corrente deviata”, questo certamente. Faccio mio il messaggio lanciato da Tahar Ben Jelloun, sono solo i musulmani, praticanti o meno, che possono salvare l’Islam, salvarlo dai pazzi assassini di Daesh e dai pregiudizi. Come ha scritto, siamo tutti della stessa Umma (Nazione), ma non siamo tutti “fratelli”. Se vogliamo vincere, dovremo farlo insieme, è l’unica possibilità che abbiamo contro i fanatici assassini di Daesh.
(Monja)
Per questo la nostra repubblica è laica, per non rischiare inquinamenti dell’ortodossia cristiana nelle regole dello Stato. Poi ognuno può professare il credo che vuole, ma questo non deve inficiare la morale di una nazione.
(Alfione)
Signora Monja, se nell’Islam ci sono diverse correnti, come dice lei, penso che non siano problemi che riguardano noi italiani, francesi, tedeschi, ecc. E nemmeno possiamo stare qua a guardare quello che succede mente gli imam si mettono d’accordo su quale linea prendere. Siamo al paradosso delle regole. Ci colpiscono a casa nostra e dobbiamo stare zitti!
(SS75)
Dubito molto che ciò che oggi accade i in Europa possa essere letto come un “danno collaterale” di una guerra interna all’Islam. “La diffusione del fondamentalismo, presente ovunque in Europa, è costituita da giovani europei di seconda o terza generazione che sono vissuti e stanno vivendo attraverso il disagio sociale dei ghetti periferici, dell’emarginazione e della disoccupazione endemica e di quella specifica derivata dalla crisi del 2008. Si tratta di giovani che odiano la società in cui vivono, non perché sia cristiana, ma perché li «tiene» in condizione di inferiorità strutturale. Se non ci fosse stato lo Stato islamico ora, e prima Al Qaida, a fornire una piattaforma ideologica, sarebbero gli eredi delle Brigate rosse e della Rote armee fraktion. Hanno invece trovato a disposizione un’ideologia specifica (il Corano) che valorizza l’essere islamici e un’organizzazione di riferimento”. Fin qui Wikipedia. E questi sono i commenti della stampa araba dell’11 settembre 2006, (cinque anni dopo e dieci anni fa). La guerra al terrore e l’invasione dell’Iraq hanno rafforzato il fondamentalismo islamico in Medio Oriente senza ridurre la minaccia di nuovi attentati. È questo il giudizio che accomuna i commenti della stampa araba per il quinto anniversario dell’11 settembre. Secondo il quotidiano egiziano Al-Akhbar, la “war on terror” di Bush è fallita. “Cinque anni dopo il disastro del ‘martedì nero’ – scrive Mohammed Barakat sulla prima del quotidiano – il terrorismo è ancora presente, e persino più pericoloso e radicato”. Sotto accusa la politica dell’Occidente: “Migliaia di persone stanno morendo in Iraq, Palestina e Libano per colpa dei gruppi terroristici organizzati e del terrorismo di Stato, con il silenzio o la palese approvazione degli Stati forti e sotto le bandiere della libertà e della democrazia”. Salah Montasser, commentatore del semi-ufficiale Al-Ahram, paragona il presidente Bush alla mente degli attentati, Osama Bin Laden. “L’11 settembre 2001 la storia del mondo è cambiata due volte, la prima volta grazie a Bin Laden e ai suoi seguaci, la seconda grazie a Bush e alla sua amministrazione”. Il giornale saudita Al-Watan scrive che il risultato della guerra al terrorismo “è un Paese come l’Iraq che è diventato un terreno di coltura per il terrorismo o come l’Afghanistan dove si combatte un conflitto infinito”. Secondo il quotidiano di Gedda, Okaz, gli eventi di 5 anni fa hanno creato “una frattura tra Occidente e Oriente, mondo musulmano e Stati Uniti” e “hanno esacerbato l’odio verso l’America”. Al-Sharq, giornale del Qatar, denuncia la “totale negligenza” delle misure politiche di Bush a favore delle strategie militari nella lotta al terrorismo. Un atteggiamento che “ha scatenato il caos nella regione”. Simile l’analisi di Al-Khaleej, testata degli Emirati Arabi: “Bush non solo non è riuscito a rendere sicuri gli Usa ma ha gettato il mondo nel caos”. Secondo il giornale siriano filogovernativo Tishrin sono un pretesto utilizzato dagli Usa “per giustificare le loro azioni in tutta la regione araba e nel mondo”. Gli Stati Uniti hanno “una mentalità vendicativa”, sottolinea il giordano Al-Ghad. Al-Ahkbar. In chiusura di commento, signora Monja, voglio ripetermi: “L’11 settembre di quindici anni fa è scoppiata una guerra”.
(mv)
Condivido la sua analisi in parte, come scriveva Terzani, dopo il crollo dell’ideologia comunista che prometteva equità e giustizia sociale i diseredati, i disperati e di conseguenza gli “arrabbiati” del mondo e gli emarginati di una società dalla quale si sentono, appunto, esclusi, hanno trovato in una visione distorta della religione, un tentativo di riscatto. La visione salafita è la nuova fede nel nome della quale ci si scaglia contro un mondo con il quale si è in guerra. Serve una grande ideologia o una grande fede per fare una “rivoluzione” o una guerra, che dir si voglia, certo guerre e rivolte non sono mai partite dai moderati. Ma questo è un aspetto del problema, che esista una guerra interna tra diverse “correnti” nell’Islam è un dato di fatto, poco importa se siamo in Europa, le religioni e le fedi religiose non seguono i confini territoriali. L’idea dei kamikaze, degli shaid (martiri), cioè di chi uccidendosi, uccide per noi, è spaventosa, ma non è una novità, penso che molti conoscano la canzone “La locomotiva”, l’eroe della canzone non era forse un aspirante kamikaze? Il discorso è davvero complesso, io di certo non ho gli strumenti e le capacità per risolverlo, penso ci siano molteplici aspetti da analizzare e valutare, penso che il suo paragone con le BR possa calzare, e per questo credo che abbiamo bisogno di un Guido Rossi, abbiamo bisogno degli islamici moderati, loro sono i nostri migliori alleati, se c’è una guerra iniziata quindici anni fa l’11settembre, direi che abbiamo bisogno di alleati.
(Monja)
Per fare una rivoluzione o una guerra, signora Monja, non basta una “grande ideologia o una grande fede” ma ci vuole anche tantissimo coraggio. Quel coraggio che oggi alcuni imam hanno dimostrato entrando nelle chiese cattoliche d’Europa a pregare insieme, musulmani e cattolici, leggendo la Bibbia e il Corano in omaggio a quell’anziano sacerdote di Rouen. Peccato, ed è proprio il caso di dirlo, di tutte le assenze e di tutti i ”distinguo” che ci sono stati. Il più pesante, per me, più di un distinguo una chiusura, quello riportato dai giornali online e attribuito al portavoce della grande moschea di Roma che, si è detto in disaccordo con l’iniziativa temendone “il tono spettacolare”. Da non crederci! Ero in una capitale del medioriente, perchè là lavoravo, la sera di quell’11 settembre. E’ stata la folla, che guardavo incredulo, a dirmi che quel giorno era scoppiata una guerra. Abbiamo bisogno di alleati sì, cominciamo ad esserlo tra di noi.
(mv)
Complimenti ad Asia che a differenza di molti mette in moto la propria materia grigia in modo indipendente e trasparente. Per ostili all’immigrazione e non, mettetevi l’anima in pace, l’immigrazione che stiamo vivendo è un fenomeno irreversibile e inarrestabile, già 20/15 anni fa con il movimento impropriamente chiamato “no global” si cercava di spiegare che questo modello di globalizzazione avrebbe portate a dei flussi migratori epocali dalle zone povere del mondo verso quelle ricche, ma in pochi hanno voluto dargli credito. Il tema è sempre quello (partendo da lontano: dalle colonizzazioni) se il 90 per cento delle risorse naturali e delle multinazionali africane, piuttosto che latinoamericane, sono europee, i soldi dove pensate che finiscano? Credete veramente che lo stile di vita occidentale sia sostenibile solo grazie alle nostre risorse, o forse lo è perchè è da secoli che sfruttiamo quelle di altri? Grazie ad Asia che ha stimolato un dibattito molto interessante.
(Massimiliano)
Dalla Surah 4:34 del Corano per capire che la donna non ha speranze nell’Islam. Vi è scritto che essa è inferiore all’uomo (per volere di Dio o per natura) e che deve obbedire. Se non lo fa, va punita, chiusa in camera, umiliata o, a seconda delle traduzioni, anche picchiata”. Mi dica Signora Monja anche qui c’è un’interpretazione? Magari sono io che non capisco.
(Lollo)
Signor Lollo, in molte religioni ci sono impronte fortemente misogine, potrei citare frasi estrapolate dalla Bibbia che potrebbero indurre la stessa sensazione. Come potrei citarle passi del Corano (o alcuni Hadit) o della Bibbia dove la figura femminile viene presentata in un ottica positiva. La religione non ha colpe sulla manchevolezza umana, sta a chi legge la differenza. Un uomo (o donna) incline alla violenza e alla prevaricazione troverà qualsiasi giustificazione, anche religiosa, differentemente se una persona propende per il rispetto e la mitezza troverà affini altre parole. Ribadisco, chi si sente migliore degli altri e con l’assoluta verità in tasca non è molto lontano dagli estremisti. Anche San Paolo scriveva che le donne, nei luoghi sacri, avrebbero dovuto indossare il velo in segno di sottomissione e umiltà e aggiungeva che l’uomo era l’immagine della grazia divina, mentre la donna l’immagine dell’uomo, quindi la donna doveva obbedire e sottomettersi al volere maschile. Basta vedere anche nei paesi laici quanta strada c’è ancora da percorrere per una reale parità di genere, in alcuni luoghi, causa anche una diffusa ignoranza, il problema è decisamente più grave. Estrapolare frasi da un libro e da un contesto è, a prescindere, segno di mancanza di argomenti. Ritengo il dibattito concluso, sono convinta ancor più di prima, che l’unica possibilità sia il dialogo con i moderati.
(Monja)
—–
Consideriamo l’argomento sufficientemente dibattuto.
(red)
“Massimiliano”, devo per forza dissentire dal suo pensiero. Le multinazionali che lei cita hanno soci indiani, cinesi, africani e di tantissime altre nazioni, anche di quelle povere che riforniscono il flusso migratorio. Spesso mi sono chiesto il perché di questo fenomeno che epocale non sarebbe, se fosse debitamente controllato – rifugiati sì, migranti economici no – e del perchè vengano completamente mantenuti. Ci pensi, non servono braccia per il lavoro, ma clienti per i prodotti da vendere. L’italiano, anche un ragazzo che non lavora, ha comunque genitori che tentano di soddisfarne i bisogni, quindi per lo Stato italiano non sono importanti, non potrebbero consumare più di quello che fanno. Invece un immigrato, anche clandestino, ha molti soldi, presi dal welfare e dalla cassa della nazione, così spende. La religione, la morale e quant’altro sono solo scuse per forzare, giustificare l’invasione, ma il problema è solo economico.
(Alfione)