Home Cronaca Allergie stagionali. Cosa accade a livello psicologico?

Allergie stagionali. Cosa accade a livello psicologico?

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L’arrivo della primavera porta luce, tepore, la natura sembra risvegliarsi dopo un lungo sonno. Le giornate si allungano, ci si scopre piano piano dopo il buio inverno. Il corpo sembra stropicciarsi e riacquisire vitalità nuova. Per alcuni però l’arrivo della primavera è una tortura annuale: allergia ai pollini.

Proprio mentre tutto appare nel massimo della celebrazione, chi è allergico ai pollini sente di andare contro corrente. La maggior parte delle persone si attarda all’aperto, si piantano fiori, si fanno lavori in giardino, ci si stende su di un prato per prendere i primi raggi di sole.

Il nostro Appennino poi offre scenari invitanti, e si ha la possibilità di vivere, per fortuna di molti, ancora circondati dal verde e da una natura bella, per tanti aspetti sana, incontaminata. I boschi sono a un "tiro di schioppo" come si usa dire da queste parti.

Da tale rituale che festeggia il rinnovamento, la rinascita, chi soffre di intolleranze e allergie ai pollini si sente escluso. Anzi può sentirsi sopraffatto, soffocato, fino al punto da non respirare più, sviluppando attacchi d'asma.

Il fenomeno delle allergie è ancora sconosciuto per molti aspetti. Perché solo alcune persone sviluppano reazioni abnormi a sostanze che invece sono innocue ai più?

Occhi che lacrimano, riniti, iper produzione di muco, asma bronchiale, insomma un quadro infiammatorio acuto che peggiora all'aria aperta. L'individuo sembra non potersi difendere dall'aggressione degli agenti atmosferici.
Si spera in un temporale, o che venga la sera, momento in cui i pollini danno un minimo di tregua. Se al risveglio poi c'è il vento, una giornata primaverile può rivelarsi una sofferenza infernale.

Da un punto di vista medico vari studi sono stati fatti, si sono approntati vaccini, e a livello sintomatico gli antistaminici di ultima generazione sembrano tamponare almeno le manifestazioni più fastidiose. Ci sono persone che soffrono tutto l’anno a causa di allergie alle polveri, al pelo degli animali, alle muffe, ad alcuni alimenti. Se l’interpretazione psicosomatica delle allergie può essere letta in chiave simbolica, e individuare nella vita della persona un’area di disagio e di dissonanza con ciò che gli sta attorno, le allergie ai pollini possono assumere un ulteriore significato .

La natura è l’habitat dell’uomo, esservi allergici fa pensare a una stonatura. Proprio quando essa sembra essere all’apice, e la vita pare affermarsi con una forza quasi violenta, in un’orgia di fioriture impazzite e incontenibili, alcune persone sembrano vivere questo fenomeno come un’esclusione da questa festa.

Troppa luce, troppa vivacità, il vento che trascina migliaia di pollini, la natura chiassosa esplode, incendia l’aria di sostanze avide di riprodursi, di procreare. Tutta questa rigogliosità, gioia, tempesta di luce e fioriture trascina con sé gli animi umani, coinvolgendoli in una primavera atmosferica e spesso anche emotiva, psichica.

Forse sta qui una possibile chiave di lettura simbolica: chi non si sente adeguato e meritevole di godere di tutta questa festa può darsi che avverta questo sfarzo di natura come troppo? Potrebbe sentirsi estraneo a una celebrazione in cui non si riconosce di poter o voler partecipare completamente?

Un haiku zen (componimento che segue regole metriche ben precise, le strofe devono essere di 5, 7, 5 sillabe):

Mi perseguita
Di questa primavera
La lontananza
(Fabrizio Franceschi)

3 COMMENTS

  1. Io, allergico da una vita
    Ci sono alcune fotografie che mi ritraggono a 2/3 anni che gattonavo felice negli (ex) pratini del centro direzionale di Castelnovo con 2 occhi gonfi da far paura; merito dell’allergia che mi ha tenuto compagnia fin dall’infanzia.
    Non mi sembra proprio il caso di dare motivazioni psicologiche a questo naturale ossimoro biologico: semplicemente una sfortuna.
    Le pilllole per l’allergia, quelle sì, possono portare sonnolenza, indolenza e apatia; di qui forse il passo verso alterazioni psicologiche, ma è tutto un altro discorso.
    Compliemnti per la fantasia.

    (Alessio Zanni)

  2. Teorie
    Gentile Alessio, la ringrazio del “complimento”, ma la teoria non è mia. E’ un filone di ricerca che trova anche, ma certo non solo, una possibile interpretazione delle allergie in chiave psicosomatica. Per motivi di spazio non sto a riportare i vari link che se ne occupano. Come ribadito sopra le ricerche indagano in varie direzioni sulle allergie, e alla base ci sarebbe comunque una comorbilità con intolleranze alimentari che aggraverebbero l’intolleranza a altri allergeni. Riporto soltanto un articolo che cita Rita Levi Montalcini. Sfortuna alla base delle allergie? Non mi sento di sposare la sua tesi. Le suggerisco però di digitare in rete “origine psicosomatica delle allergie”. Troverà che il pezzo sopra non ha nulla di originale, piuttosto di riassuntivo. Grazie per l’opportunità di approfondimento.

    “Paura dei pollini o delle minacce alla vita? Le allergie crescono quando fiutiamo il pericolo
    tratto da REDAZIONE EUROSALUS (www.eurosalus.com)
    La percezione del pericolo accentua la reattività allergica: una attenta analisi del Nobel Rita Levi Montalcini fatta al congresso di allergologia conclusosi a Berlino la scorsa settimana, ha chiarito una delle possibili cause dell’aumento delle allergie nel mondo occidentalizzato.
    La loro crescita potrebbe esprimere il senso di pericolo di vita sentito dagli organismi umani, soffocati da stress, inquinamento, alimentazione sbagliata e, farmaci.
    La nostra “quasi inossidabile” scienziata la mattina del 13 maggio ha spiegato ad una platea sbigottita che quando l’organismo umano si trova in una condizione di pericolo per la propria vitalità, vengono messe in circolo grandi quantità di neurochine, sostanze di passaggio tra cervello e sistema immunitario che stimolano la reattività delle cellule che si occupano di allergia (i mastociti). L’allergia quindi potrebbe essere un segnale di allarme dell’intero organismo.
    Come molti sanno Rita Levi Montalcini venne insignita del premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia nel 1986 per le sue scoperte sul NGF (Nerve Growth Factor) o fattore di crescita nervosa. Solo in anni recenti la Montalcini ha potuto evidenziare che quella sostanza viene in realtà prodotta dagli esseri biologici tutte le volte che entrano in una condizione di pericolo vitale.”

    (A.G.C.)

    • Gentile AMEYA GABRIELLA CANOVI, ho trovato molto interessante il suo articolo, io allergico da una vita non lo sono sempre stato anzi fino ad una età di circa 7 anni non ho avuto problemi “primaverili”, ricordo chiaramente però le prescrizioni datemi da un medico, di un importante ospedale pediatrico italiano, di stare chiuso in casa, di evitare la campagna e la natura, ipotesi di mascherina addirittura. Inutile a questo punto confermare che il passo da qui verso alterazioni psicologiche è molto breve come sembra affermare anche A.Z. Nella mia esperienza mi sento in diritto di potere dichiarare che la componente psicologica è di primaria importanza nello sviluppo delle allergie. Mi farebbe piacere conoscere link di approfondimento a questo discorso.

      (db)

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